Tra l’ambizioso e l’orrendo
Uscito come compromesso per un fallito progetto tra Philips e Nintendo, Link: the faces of evil, è uno strano titolo che segue le orme del mai particolarmente gradito Zelda II, riproponendone le meccaniche in una veste grafica molto bella da vedere ma animata in modo terribile.
Il titolo è noto in rete per le sequenze cartoon al limite dell’amatoriale, realizzate in modo tremendo e capaci di scatenare facilmente ilarità in chi le vede.
Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio, ci troviamo di fronte a un progetto anche piuttosto ambizioso, tanto da aver visto ben due sequel sulla sfortunata piattaforma.
Il problema di fondo è però il sistema di controllo e la davvero pessima qualità delle animazioni che rendono il gioco qualcosa di surreale, quasi impossibile da goderci, almeno che non vogliamo giocare proprio per ridere della scarsa qualità del prodotto.
Sepolto dal tempo
In molti ignorano la stessa esistenza del gioco, la causa è proprio la sua fama che ha visto Nintendo rinnegare quasi immediatamente il legame del brand con il prodotto, e Philips stessa non sbandierarlo più di tanto negli anni a venire.
In veritò, Link: the faces of evil non è così pessimo come sembra. Tralasciando le terribili sequenze animate, quello che ci troviamo di fronte è un gioco non troppo diverso da molti dei prodotti che affollavano gli scaffali dell’epoca, forte della presenza di Link e del suo mondo e caratterizzato da ambientazioni e personaggi interessanti che vantano dialoghi doppiati e altre peculiarità di CD I.
Purtroppo però non ci si eleva in alcun modo dalla mediocrità generale, il titolo va quindi ad annoverarsi tra quei prodotti dimenticabili, tornato alla ribalta solo per essere deriso dalla platea del web che, con le sue animazioni e le espressioni linguistiche, ha dato vita a una valanga di Meme e tormentoni che ancora impazzano per la rete.