La via dello Shinobi
Sekiro: Shadows Die Twice sta facendo molto parlare di sé perla sua difficoltà.
Il web pullula di “come sconfiggere Falena”, “come battere ubriacone” e così via e, come spesso accade nei giochi From, la prima run, blind per buona parte dei giocatori, diventa un’occasione per condividere in rete scoperte e segreti, oltre che tecniche per battere i boss e padroneggiare Mikiri Counter e altre abilità fondamentali.
Il gioco, possiamo dirlo è un degno erede di Tenchu.
Sekiro era infatti nato come seguito della celebre saga, per poi mutare in qualcosa d’altro, capace di unire lo stile dei From con quello del mondo ninja che abbiamo amato nell’era Playstation e Playstation 2.
Sotto il punto di vista della direzione artistica siamo a livelli incredibili. Certo, manca l’originalità di , capace di creare praticamente un genere da solo. L’interpretazione del Giappone feudale dei From è però davvero incredibile, e non mancano gli elementi occulti e sovrannaturale che prenderanno lentamente piede nell’avventura.
Sekiro è davvero difficile, ma non perde mai la sua onestà ludica
Molti giocatori diranno che Sekiro è troppo difficile, a milioni probabilmente lo abbandoneranno o comunque non arriveranno alla fine della storia (si parla di una durata tra le 35 e le 60 ore a seconda dell’abilità).
Quello che è certo è di come, una volta capito il gameplay e divenuti maestri di parate, contrattacchi e strategia ninja, Sekiro saprà premiare i giocatori più pazienti, diventando addirittura più semplice dei precedenti titoli From dove un errore nella build poteva costare davvero caro.
Chi vi parla sta amando il nuovo titolo di From Software e, conoscendo la pazienza e la capacità dei retrogamers, abituati a difficoltà ben più elevate, non può che consigliarlo a chiunque abbia amato Tenchu e Ninja Gaiden.
Il mondo aperto e la storia che From ci vuole raccontare, potrebbe essere una delle più belle per il brand ormai leggendario.