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La next gen è arrivata: ma è davvero una rivoluzione?

Dobbiamo essere sinceri, con l’arrivo di Xbox Series X e S, oltre a PS5 in uscita tra 9 giorni, siamo ormai in piena next gen anche se, per il momento di next c’è davvero poco.

Mi spiego meglio: le nuove macchine sono incredibili e portano a un cambiamento fondamentale, l’abbattimento dei tempi di caricamento.

Dopo il passaggio alle nuove console con le loro SSD, tornare indietro sarà sempre più faticoso. I giochi attuali funzionano meglio, sono più belli da vedere e hanno caricamenti velocissimi, cosa non da poco.

Quello che manca è un po’ la sostanza.

Il mercato infatti è rimasto più o meno lo stesso e non si vedono all’orizzonte grandi innovazioni, tanto da, togliendo qualche open world eccezionale, mantenere l’innovazione e le idee sulla console più debole del mercato: Nintendo Switch.

Tecnica a creatività

La speranza è che la nuova generazione di console e in generale di videogiochi possa darci una interazione eccezionale, portare un po’ di Minecraft all’interno di titoli dalla grafica impressionante e dare vita a qualcosa di davvero nuovo.

Saremo dei nostalgici, ma bastano pochi minuti su Terranigma, un ritorno a Final Fantasy VII o una sessione su un Super Mario a scelta per rendersi conto di come a mancare non sia la tecnologia, quanto la creatività.

La next gen si apre così con una serie di titoli affascinanti, a partire da un Assassin’s Creed Valhalla, più godibile sulle nuove macchine, ma che ci ripropone quello che abbiamo visto negli ultimi 10 e più anni.

Mandiamo in pensione l’eroe nerboruto

Se Red Dead Redemption 2 ha portato gli open world a una qualità incredibile e Breath of The Wild ha appreso la lezione dell’interazione e l’ha elevata al titolo tripla A, Death Stranding ha proposto qualcosa di inedito e particolare, sembra che titoli così siano ancora capolavori rari, in una massa di giochi molto belli ma incapaci di lasciare davvero il segno.

C’è bisogno di belle storie da raccontare, di eroi meno stereotipati e di meccaniche nuove (o magari di un ritorno a quelle passate, accantonate senza troppe motivazioni).

Attendiamo un grande salto di qualità, e magari un ritorno alla creatività che sembra un po’ mancare.

E pensare che titoli ancora oggi stupendi sono stati sviluppati da pionieri del videogioco, lontani da scuole e accademie, ma di sicuro capaci di sognare ben oltre i limiti tecnici della loro epoca.

I commenti del pubblico

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