New Zealand Story è una di quelle gemme dimenticate nel passato dei videogame che solo i veri intenditori conoscono, essendo sparito dalle scene malgrado il discreto successo ottenuto al lancio. Ma bastano le prime note dell’inconfondibile “musichetta” che accompagna i livelli per avere uno di quei flashback degni del cinema.
Continuando la striscia positiva iniziata con Bubble Bobble, la nipponica Taito presentò nel 1988 quello che resta tra i migliori esponenti del genere platform game mai visti in formato coin-op. Nei panni di un kiwi neozelandese (in pratica un pulcino), dovevamo liberare i nostri “fratelli” fatti prigionieri esplorando in lungo e in largo decine di livelli ripieni di insidie. La particolarità di New Zealand Story stava prima di tutto nel design della grafica, molto azzeccato e inconfondibile, e in seconda battuta nella quantità esagerata di contenuti bonus.
Solo giocandolo tantissime volte, e spendendo una fortuna, si potevano scoprire tutti gli extra inseriti dagli sviluppatori sottoforma di passaggi segreti, potenziamenti e chi più ne ha più ne metta. Dalle armi aggiuntive per il nostro scalmanato volatile, ai mezzi di trasporto altrettanto improbabili: tutto era pensato per sorprendere il giocatore ad ogni nuovo livello.
La difficoltà relativamente bassa, almeno all’inizio, era un altro punto a favore del gioco perché si poteva fare pratica in maniera più tranquilla, ed economica, rispetto a tanti altri cabinati. Visto il successo inatteso della versione arcade, New Zealand Story arrivò rapidamente sui formati da casa godendo della stessa calorosa accoglienza. Stranamente, non ha mai dato inizio a una vera e propria serie nonostante ci fosse un enorme potenziale sia nei personaggi, sia nell’ambientazione.
Ancora oggi, colpisce l’ottima cura spesa nel realizzare protagonista, nemici e scenari. Nonostante i molti anni passati dal lancio, lo stile grafico non è invecchiato per niente e tiene incollati allo schermo proprio come una volta. Questo particolare, la resistenza allo scorrere del tempo, è l’elemento distintivo dei veri classici e New Zealand Story appartiene indubbiamente a questa categoria.