Ninja Gaiden, Shadow Warriors in Europa, uscì quasi in contemporanea nelle sale giochi e sul Nintendo Entertainment System, ma si trattava di due giochi molto diversi tra loro. Mentre tutti ricordano l’ottimo platform visto su NES, pochi possono dire di aver giocato il picchiaduro a gettoni. Quest’ultimo aveva un design della grafica molto particolare e un senso dell’humor davvero “cattivo”.
Parliamo ancora di un picchiaduro a scorrimento per uno o due giocatori in contemporanea, di chiara ambientazione urbana e dalla difficoltà discretamente alta. Ma il dettaglio grafico sopra la media e alcune caratteristiche uniche per quei tempi gli fecero guadagnare l’onore delle conversioni per i formati da casa. Quali erano queste caratteristiche? Prima fra tutte, l’elevata interazione con lo scenario: lanciando i nemici con apposite “prese” si poteva distruggere gran parte del fondale rivelando i bonus da raccogliere.
Non solo: il nostro ninja poteva sfruttare i muri per rimbalzare all’indietro, scalare alcune pareti o appendersi ai cartelli (per poi scalciare i nemici restando appeso). Buona parte dell’interesse creato da Ninja Gaiden, nelle prime partite, era nello scoprire tutti gli elementi interattivi ai colpi. Ovviamente, alla lunga il senso di novità spariva lasciando spazio a un picchiaduro molto ripetitivo e spesso frustrante, visto che era già difficile completare i livelli iniziali (con pochi gettoni).
Dicevamo dell’umorismo: tra i livelli e a partire dall’introduzione c’erano mini filmati o più spesso immagini che ritraevano il ninja durante la sua vacanza statunitense o nella vita di tutti i giorni. Ma la scena che rimane più impressa è sicuramente quella precedente al Game Over, con il nostro personaggio minacciato da una sega circolare. Se scadeva il conto alla rovescia per l’inserimento di un altro credito, lo schermo si colorava completamente di rosso sangue.
Al contrario della versione casalinga, Ninja Gaiden non ha lasciato molto in termini di seguiti o innovazioni, a parte l’interattività dei fondali e una grafica più che discreta. Infatti rientra nel vasto insieme di picchiaduro usciti negli anni ’80 che ha sì reso popolare questo genere, ma l’ha anche riempito fino alla saturazione.