System 3 è stato un marchio di riferimento per i possessori di un Commodore 64 grazie alla qualità media dei suoi titoli, il cui portabandiera resta The Last Ninja. Uscito nel 1987 nei negozi, ebbe un successo devastante anche per gli standard odierni, visto che parliamo di milioni di copie vendute in tutto il mondo. E allora non c’era un computer o una console in tutte le case, anzi: erano qualcosa di “nuovo” e pefino “sconosciuto”.
The Last Ninja ebbe tantissimi meriti, ma il più importante è quello di aver lanciato la categoria degli action game verso nuovi livelli che si pensavano irraggiungibili. E lo fece sfruttando una realizzazione tecnica all’avanguardia: un finto 3D isometrico a schermata fissa che offriva molto più dettaglio rispetto ai classici platform game. C’era solo un unico, enorme problema: il sistema di controllo diventava un incubo dopo pochi secondi.
Guidare il protagonista, nel gioco System 3, era quasi un enigma visto che i movimenti dovevano essere precisi e con il giusto tempismo. La prospettiva complicava ulteriormente le cose, soprattutto quando si trattava di saltare o evitare trappole posizionate in serie. Ma perfino la semplice raccolta degli oggetti era problematica, visto che dovevamo essere perfettamente allineati con lo scenario.
Nonostante questi difetti, l’atmosfera creata dalla grafica e dalle splendide musiche bastarano a renderlo il capostipite di una serie amata ancora oggi (benché sospesa). Le ambientazioni vantavano una cura mai vista per l’epoca, mentre i combattimenti aggiungevano quel pizzico di sfida in più. Nemmeno questi ultimi erano liberi dal sistema di controllo, dato che era molto facile sbagliare mossa e subire troppi colpi non meritati.
Considerata la durata sopra la media, The Last Ninja conquistò i fan dei giochi d’azione catturandone altri da generi come i platform e le avventure. Non che offrisse molta libertà d’azione, i percorsi erano prestabiliti, ma stava al giocatore scoprire come andare avanti sfruttando i pochi indizi disponibili. Un elemento di mistero che con il tempo si è perso “grazie” alla progressiva semplificazione dei videogame.