Sunset Riders è sicuramente tra i coin-op più originali che Konami ha portato in sala giochi e resta inconfondibile sia per l’ambientazione western, sia per l’elevata dose di humor. Dopo la prima uscita del 1991, arrivò anche su console ma era il cabinato originale l’unica versione che ne manteneva intatta la giocabilità. Merito del supporto a quattro giocatori in contemporanea, oltre al duo joystick/pulsanti come sempre insostituibile.
Era l’inizio degli anni ’90 e Konami aveva già alle spalle numerosi successi per il mercato arcade ma con Sunset Riders fece una scommessa rischiosa: cambiare totalmente genere e ambientazione rispetto al passato. Mentre dominavano picchiaduro e sparatutto, la casa nipponica puntò su un platform/shooter diverso da qualsiasi cosa vista prima. Soprattutto nello stile grafico, vivace come i cartoni animati giapponesi ma “realistico” come i fumetti americani.
Nei panni di quattro cacciatori di taglie, si doveva raggiungere il ricercato di turno spazzando via i suoi scagnozzi attraverso livelli ispirati ai classici film western. Dai paesini ripieni di malviventi, alle corse a cavallo, tutto in Sunset Riders richiamava i classici del grande schermo anche sul fronte audio. Il sonoro vantava una colonna sonora molto curata e molti campionamenti vocali per i personaggi, con le frasi più spassose riservate ai boss.
A livello di giocabilità, pur senza inventare nulla c’era un gameplay preciso al millimetro nella risposta ai comandi e nell’equilibrio dell’azione. Benché i livelli avanzati diventassero un mezzo incubo, per una buona metà del gioco non serviva spendere cifre assurde tra crediti e “continue”. E comunque l’umorismo di certe situazioni riusciva ad alleggerire il fastidio della spesa extra.
Malgrado le tante qualità Sunset Riders non ebbe un grandissimo successo tanto che, a parte due versioni casalinghe, non ci sono stati altri adattamenti o seguiti. Anche per questa ragione, si è perso nella memoria confusa dei giochi arcade anni ’90 benché resti tra i migliori esponenti del genere. E basta risentire il grido “Yeh-Haw!” all’inserimento di un credito per rendersene conto.