Caliber 50 è un altro dei tanti spara e fuggi (antenati degli sparatutto odierni) usciti sull’onda di Commando, Ikari Warriors e compagnia che nessuno ricorda ma in molti hanno apprezzato. La semisconosciuta Seta aveva riciclato molte caratteristiche degli illustri concorrenti applicando un pizzico di inventiva al suo titolo. Insomma, non era il solito shooter a scorrimento verticale ma un action game “omnidirezionale” molto più vario.
Eravamo a fine anni ’80 e la Guerra del Vietnam era ancora uno scenario alla moda per questa categoria di giochi, tant’è che Caliber 50 ci metteva nei panni di un pilota americano finito in mano ai Vietcong. Da soli o con un amico nel classico multiplayer a due, dovevamo farci strada nella giungla e portare a casa la pelle, spazzando via qualunque cosa. Dove per “qualunque cosa” si intende davvero tutto: oggetti, veicoli e persino animali.
Caotico e poco decifrabile all’inizio, il titolo firmato Seta diventava ben presto molto divertente e ricco di sorprese. La scelta di puntare sui doppi comandi per movimento e sparo aveva permesso agli sviluppatori di creare livelli più grandi che spaziavano in tutte le direzioni. Benché restasse linerare, non c’era più il solito percorso prestabilito ma più strade e altrettante insidie.
Sul lato tecnico, il design della grafica era piacevole ma animazioni e dettaglio non risultavano niente di che. Non erano rari i rallentamenti, comunque accettabili vista l’enorme quantità di personaggi su schermo. Poteva capitare di avere attorno decine di nemici, ma per fortuna si poteva incassare più del classico singolo colpo (grazie all’energia di riserva). Effetti e musiche erano nella norma, benché certe armi fossero particolarmente rumorose.
Come altri emuli di giochi più famosi, anche Caliber 50 apparve e scomparve nelle sale giochi pur ottenendo un discreto successo. E proprio per questo arrivò anche sui formati da casa, con un adattamento per Mega Drive solo discreto. Non era sicuramente un classico né un gioco indimenticabile, ma venne apprezzato perché semplicemente…funzionava bene.