Mario Bros arrivò su Commodore 64 ben due volte, la seconda in un pessimo adattamento firmato Ocean che con il gioco da sala aveva poco a che spartire. Qualche anno prima, nel 1984, Atari riuscì a portare su questo sistema una versione molto più apprezzabile, se non quasi uguale al cabinato visto un anno prima. Ma i giochi Nintendo non escono solo sulle console Nintendo? Sì, ma soltanto dopo il NES, uscito in occidente due anni più tardi.
Prima che il Nintendo Entertainment System arrivasse a cambiare totalmente l’industria dei videogame, la casa di Mario era un produttore come tutti gli altri che cedeva su licenza i suoi maggiori successi. Ecco spiegata la presenza del celebre idraulico, e di Luigi, su un computer che non c’entrava nulla con la grande N. E fu anche un ottimo lavoro da parte di Atari, sia nella realizzazione che come gameplay.
Per chi non è molto pratico dell’originale, parliamo del primo gioco in assoluto ad avere i due idrauilici come assoluti protagonisti. Usava un sistema di gioco a schermo fisso, più simile ai puzzle game che ai giochi di pittaforme: l’obiettivo era “ripulire” ogni livello dai nemici colpendo le piattaforme su cui camminavano, ribaltandoli. Fatto questo, si dovevano calciare fuori dallo schermo prima che tornassero in piedi.
Un’idea molto semplice ma che funziona ancora oggi molto bene: la fretta di dover colpire il nemico appena “cappottato” rende il gioco molto frenetico, perché al minimo contatto con l’avversario si perde una vita. Anche allora, Mario Bros fu molto apprezzato per l’originalità del gameplay e la simpatia dei personaggi, come i granchi che si arrabbiano dopo essere stati colpiti una prima volta.
Nonostante la grafica molto spartana, e il sonoro quasi assente, Mario Bros presentava già diversi elementi caratteristici della serie come i tubi, le tartarughe e le classiche pose del protagonista. Tutto questo sarebbe tornato nel più famoso Super Mario Bros e mantenuto negli anni. Infatti, ancora oggi ritroviamo gli stessi elementi nei giochi di Mario più moderni.
