1942: un anno campale nella storia mondiale. Un anno che ha cambiato fondamentalmente le carte in tavola a livello mondiale: l’anno dell’attacco a Stalingrado e l’inizio della prima grande sconfitta nazista; l’anno dell’entrata in guerra definitiva degli Stati Uniti a seguito dell’attacco di Pearl Harbor avvenuto nel dicembre dell’anno precedente; per noi italiani, da ricordare come l’anno della battaglia di El Alamein e della definitiva croce sulle nostre velleità di conquistatori del Nordafrica.
Per chi non si ricordasse, d’altronde, è questo l’anno in cui avrebbe voluto vivere l’ex Miss Italia Alice Sabatini nella sua infausta e famosa uscita.
Poteva il mondo dei videogames farsi sfuggire la possibilità di ambientare le avventure dei propri paladini in questo contesto così capitalmente importante e ricco di capitoli da esplorare? Ci si poteva sbizzarrire – tra l’altro, la II Guerra mondiale è storicamente uno dei periodi storici con maggiore dicotomia fra buoni e cattivi, in quanto il ricordo dei crimini nazisti e dell’Impero giapponese permettono un’operazione di schieramento che altri conflitti rendono più difficile.
Uno dei primi giochi di sempre ed uno dei più duraturi nel tempo è stato proprio “1942”: un gioco semplice, indubbiamente, ma che nella sua semplicità ed efficacia non può che continuare a funzionare nonostante gli anni.
Originariamente pensato per coin-op, è stato in seguito migrato su Amiga – adesso si possono trovare sue versioni anche per cellulare!!! -: la versione su cui ho giocato è quella realizzata per Amiga.
Il gioco in sé è il classico sparatutto a scorrimento con protagonista un aeroplano americano, che in questo caso dovrà completare diversi livelli, passando da una portaerei all’altra, per arrivare a bombardare il giappone – un leitmotiv classico dei giochi arcade che su Amiga riesce ad esprimere comunque bene il suo potenziale di divertimento: infatti, nonostante si riesca fin da subito a padroneggiare il gioco, non per questo risulterà semplice, soprattutto andando avanti nel gioco quando si dovranno cominciare a sconfiggere boss “seri”, rappresentati da aeroplani giapponesi sempre più grossi. La grafica semplice permette una grande efficacia e fluidità, peccato che il sonoro da arcade si sia un po’ perso nella migrazione.
Che dire? Mettetevi alla cloche e…attenti ai kamikaze! Non si può fare la storia coi Game Over!