Le nostre povere monetine
1943 esce nel 1987 e diventa un vero e proprio tormentone della sala giochi, pari solo al suo prequel, 1942.
Il gioco ci vede alle prese con la terribile battaglia delle Midway, reinterpretata in maniera piuttosto giapponese e fantasiosa. Il titolo ci vede infatti alla guida di un aereo nel classico sistema dello sparatutto a scorrimento verticale, particolarità sono i power ups, non particolarmente simulativi che ci vedono ottenere diversi tipi di fuoco capaci di trasformare il nostro aeroplanino in una vera e propria macchina di morte. Il titolo è difficilissimo ed è noto per aver prosciugato le tasche di milioni di accaniti giocatori arcade.
Battaglie per cielo e per mare
L’obiettivo finale di 1943 è la distruzione della mitica corazzata Yamato, eccoci quindi sfidare pattuglie di aerei così come torrette difensive delle più svariate portaerei che hanno anche la funzione di boss di fine livello, assieme a corazzate varie e bombardieri giganteschi. 1943 è divertente, tecnico e frenetico e ci costringe a una attenzione costante per evitare di finire tristemente esplosi nei cieli delle Midway. Il gioco è godibile anche in 2 giocatori e regala del sano divertimento old school che raramente si trova nei giochi moderni.
Ondate e tempeste
Divertenti sono i superpoteri utilizzabili come la classica bomba pulisci schermata, in questo caso, per tenere un certo livello di realismo sono state scelte ondate che spazzano via gli avversari e tempeste che distruggono i vari aerei presenti su schermo.
1943: Battle of Midway è un titolo di valore, un’opera del passato che vive ancora oggi e rappresentante di un genere piuttosto bistrattato dal panorama videoludico attuale. Giocando a 1943 si torna a sentire il concetto classico del “gioco”, non necessariamente positivo ma per certi versi purissimo, lontano dalle innovazioni e dai sistemi che avrebbero poi dato vita a una nuova forma d’arte. 1943 è gameplay puro che usa il pretesto della seconda guerra mondiale per mettere alla prova i nostri riflessi e farci staccare la testa per qualche ora.