Il ritorno della bestia
Shadow of the beast 2 esce nel 1990 e si distacca parzialmente dal suo non troppo riuscito predecessore. Il salto di qualità è immenso, il titolo infatti si arricchisce di un intero mondo di gioco esplorabile con più livelli e più dettagli, puzzle complessi e distribuiti e una modalità di gioco che sembra più vicina a un Metroid che al predecessore che improntava praticamente tutto sulla frenetica azione. Quello che più colpisce però di questo seguito è la direzione artistica che sembra finalmente dar vita a ciò che nel titolo precedente era rimasto solo in germe. Ci troviamo infatti di fronte a un mondo straordinario, assolutamente vivo e animato con maestria con l’inconfondibile stile Psygnosis.
Un mondo indimenticabile
Shadow of the beast 2 ci immerge in una realtà mostruosa e primordiale, ogni cosa è pericolosa e il mondo di gioco è assolutamente reale. Le architetture sbilenche si fondono alle creature che mischiano incubi e visioni. Anche il sonoro raggiunge livelli altissimi accompagnando la nostra avventura con motivi che meriterebbero un disco. Ci sono poi le animazioni che sfiorano il cartone animato e che dimostrano la mente visionaria dietro al progetto che questa volta tocca punte altissime
Uno splendore letale
Un punto controverso di Shadow of the beast 2 è proprio la difficoltà. Il gioco rimane fedele al predecessore e risulta incredibilmente difficile, ai limiti delle possibilità del videogiocatore e, soprattutto, difficile in maniera scorretta. Questo elemento può far storcere il naso al giocatore che vorrebbe godersi l’avventura e lo splendore del mondo di gioco con un livello di difficoltà sì elevato ma non a questo livello, allo stesso tempo può diventare la gioia dell’hardcore gamer e magari dello streamer che può dedicarci un’intera serie. Che dire, i passi avanti sono stati fatti, mentre avevamo penalizzato il predecessore, questo titolo diventa un gioco che non può mancare, difficoltà o meno, nella collezione del giocatore retrò.