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Sega Saturn: la Storia Completa

Sega Saturn: la storia completa della console che sognava di conquistare il mondo

Quando pensiamo alle console degli anni Novanta la mente corre subito alla PlayStation di Sony o al Nintendo 64. Eppure c’è una macchina che, tra mille difficoltà, ha scritto pagine indimenticabili: il Sega Saturn. Una console dal destino controverso, capace di offrire esperienze uniche ma schiacciata da scelte strategiche discutibili e da una concorrenza spietata. Oggi, a trent’anni dal debutto, il Saturn vive nel cuore dei nostalgici e continua a incuriosire le nuove generazioni.

Le origini: quando SEGA dominava le sale giochi

All’inizio dei Novanta SEGA era un colosso dell’arcade. Titoli rivoluzionari come Virtua Fighter e Virtua Racing stavano riscrivendo le regole, portando il 3D in un’epoca ancora dominata dal 2D. Il successo del Mega Drive aveva consolidato la posizione dell’azienda anche in salotto, con una rivalità con Nintendo ai massimi storici.

Il successore del Mega Drive prese forma nel 1992. In codice “Giga Drive”, doveva essere un’evoluzione naturale: CD-ROM nativo, grafica più evoluta, maggiore potenza. Ma nel 1993 le specifiche del 3DO e soprattutto della PlayStation imposero un cambio di rotta: la console Sony prometteva un 3D all’avanguardia a prezzo accessibile, una combinazione capace di cambiare il mercato. SEGA fu costretta a ripensare tutto.

La nascita del Saturn: scelta coraggiosa, rischio elevato

Due visioni si confrontarono. La filiale americana proponeva un singolo processore potente in collaborazione con Silicon Graphics; la casa madre giapponese puntava su un’architettura dual CPU con due Hitachi SH-2 a 28,6 MHz in parallelo, per eguagliare (almeno sulla carta) la potenza della PlayStation.

Prevalse la soluzione giapponese, soprattutto per ragioni di time-to-market: anticipare Sony e conquistare terreno prima che la rivale si imponesse. Una decisione comprensibile dal punto di vista commerciale, ma che si sarebbe rivelata un’arma a doppio taglio.

Il nome “Saturn” richiamava il sesto pianeta del sistema solare e la sesta console casalinga SEGA. Nato come nome in codice interno, divenne ufficiale anche per il suo immaginario evocativo.

Un hardware potente… e complicato

Il Saturn vantava specifiche impressionanti. Oltre alle due CPU principali, contava otto processori in totale: due chip video (VDP1 per il 3D e VDP2 per il 2D), uno SH-1 per il CD-ROM, la Saturn Control Unit con DSP per il calcolo geometrico e un sistema audio con Motorola 68EC000 e Yamaha FH1 DSP.

La memoria era suddivisa in 2 MB di RAM, 1,54 MB di VRAM e 540 KB di RAM audio. Supportava risoluzioni da 320×224 fino a 704×480 interlacciati, superiori a quelle PlayStation, e gestiva 32 canali PCM a 44,1 kHz per un audio di altissima qualità.

Il rovescio della medaglia era la complessità: sincronizzare due CPU in parallelo richiedeva grandi competenze. I kit SEGA erano in assembly, più ostici del C offerto da Sony. Molti studi, incapaci di sfruttare entrambe le CPU, finivano per usarne una sola, dimezzando di fatto le prestazioni.

Il lancio giapponese: un inizio trionfale

Il 22 novembre 1994 il Saturn debuttò in Giappone: circa 170.000 unità vendute al day one. Il traino fu Virtua Fighter, conversione dell’arcade fenomeno culturale nel Paese. Tanto bastò per tenere il Saturn in vetta per sei mesi, nonostante l’arrivo della PlayStation una settimana dopo.

A fine 1995 Virtua Fighter 2 consolidò la leadership: conversione prodigiosa, 704×480 e target 60 fps, prova concreta del potenziale della macchina nelle mani giuste.

Il disastro americano: quando l’improvvisazione si paga

Negli USA la storia cambiò tono. All’E3 1995 Tom Kalinske annunciò a sorpresa che il Saturn era già in vendita, con cinque mesi d’anticipo. Sulla carta, una mossa geniale. In pratica, un boomerang: poche console disponibili, line-up esigua, retailer esclusi dalla distribuzione e malumori diffusi.

Il colpo di grazia arrivò con il prezzo della PlayStation: 299 dollari, cento in meno del Saturn, e con un parco titoli più ampio. Il lancio europeo del luglio 1995 seguì un copione simile. L’arrivo del Nintendo 64 nel 1997 chiuse i giochi, salvo una nicchia affezionata nel Regno Unito grazie alla spinta della stampa specializzata.

La mancanza di Sonic: un vuoto incolmabile

Il Saturn soffrì l’assenza di un vero Sonic inedito. Il progetto Sonic X-treme naufragò tra cambi di motore, tensioni interne e problemi sanitari nel team. Mentre Super Mario 64 definiva nuovi standard, il Saturn dovette accontentarsi di raccolte e spin-off: troppo poco per una mascotte capace, in passato, di trainare le vendite del Mega Drive.

I capolavori: quando il Saturn mostrava il suo vero potenziale

Nonostante tutto, il Saturn regalò esperienze memorabili. Fu la patria ideale del 2D: conversioni eccellenti di Street Fighter Alpha 3, The King of Fighters, Marvel vs. Capcom, oltre a Virtua Fighter 2 come manifesto tecnico.

NiGHTS into Dreams fu la risposta creativa all’assenza di Sonic: platform onirico di volo libero, direzione artistica incantevole, colonna sonora indimenticabile. La saga di Panzer Dragoon divenne il simbolo della console: i primi due capitoli erano rail shooter spettacolari, mentre Panzer Dragoon Saga si elevò a capolavoro JRPG, con mondo e narrazione maturi e un sistema di combattimento originale.

A completare il quadro, titoli come Sega Rally Championship, Burning Rangers, Guardian Heroes, Radiant Silvergun e Virtua Cop dimostrarono che, sfruttato a dovere, il Saturn poteva competere — e talvolta superare — chiunque. Il problema? Questi gioielli restarono per lo più di nicchia, incapaci di invertire il trend commerciale.

La fine di un’era e l’eredità del Saturn

Nel marzo 1998 SEGA annunciò l’abbandono del Saturn. Negli Stati Uniti la quota era crollata all’1%, lontanissima dal 50% dei tempi d’oro del Mega Drive. Le risorse confluirono nel Dreamcast, chiamato al riscatto.

Il Saturn vendette circa 9,5 milioni di unità nel mondo: un insuccesso sul piano commerciale. Ma il suo lascito va oltre i numeri: il catalogo giapponese sfiorò il migliaio di titoli, molti oggi rarità da collezione. La console mostrò che coraggio e visione non bastano senza una strategia coerente, una comunicazione efficace tra divisioni e il sostegno delle terze parti. Proprio questi limiti, però, ne hanno alimentato il mito: il Saturn è diventato la console degli intenditori, di chi cerca esperienze uniche più che successi di massa.

Perché il Saturn conta ancora oggi

A trent’anni di distanza il Saturn conserva un fascino speciale. I suoi giochi più rari toccano quotazioni altissimePanzer Dragoon Saga in versione completa può valere migliaia di euro. Ma al di là del mercato, il Saturn rappresenta un’epoca di sperimentazione e di rinnovamento continuo del parco titoli, quando la creatività veniva prima del riciclo di IP.

Per i nostalgici, riaccenderlo significa tornare a un’era in cui il 3D muoveva i primi passi e ogni uscita sembrava un piccolo miracolo tecnologico. Per chi lo scopre oggi, è un catalogo pieno di gemme dimenticate, idee audaci e giochi che non assomigliano a nient’altro.

Il Sega Saturn non vinse la guerra delle console, ma conquistò qualcosa di forse più prezioso: un posto speciale nella memoria collettiva dei videogiocatori. E questo, alla fine, non ha prezzo.

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