Il seme oscuro
Dark Seed, uscito nel 1992 e poi riproposto negli anni fino a raggiungere Sega Saturn e Playstation, è un titolo emblematico, uno dei giochi che ritorna più spesso quando si parla di videogames e arte, e dell’elevazione dell’intrattenimento videoludico a opera totale capace di coinvolgere e cambiare la prospettiva del videogiocatore che ne uscirà trasformato. Ecco che questo Dark Seed si mostra come una delle opere più complesse della storia del videogioco, il cuore della sua peculiarità è la componente visiva, il rimando alchemico, la ricerca stilistica e l’onirismo oscuro che pervade ogni singola schermata. Si passa da visioni che possono ricordare il tratto di Van Gogh al più cupo cyberpunk dove in un body horror irripetibile si fondono tecnologia e corpi umani all’interno di una mutazione liquida costante.
Un’opera d’arte videoludica
Dark Seed è un punta e clicca che ci vede sprodondare sempre di più all’interno di una storia che vede un mondo oscuro vivere intersecato irrimediabilmente al nostro. Questo mondo sta per traboccare e distruggere noi e i nostri affetti, l’unico modo per salvare la nostra dimensione è però per prima cosa collaborare con le creature del mondo oscuro e aiutarle a salvare il loro. Il gioco ci dà un tempo preciso per risolvere varie situazioni, se non riusciamo andremo incontro a un finale negativo. Il titolo è molto difficile da analizzare in quanto ci troviamo di fronte a qualcosa che riesce ad andare oltre al mero intrattenimento trasformandosi in una esperienza esoterica per il videogiocatore che lo affronterà.
Oggi più di ieri
Splendido ai tempi della sa uscita, al giorno d’oggi Dark Seed diventa un titolo da giocare e scoprire nel modo in cui ci avventureremmo in un mondo misterioso apertosi davanti ai nostri occhi dopo un terribile incubo. Un caso di archeologia del videogioco, un’opera mastodontica e complessa che merita di entrare tra i migliori videogiochi di sempre.