Il duca nel suo ambiente naturale
Uscito nel 2001, Duke Nukem: Land of babes porta il Duca nel mondo dei suoi sogni. Un pianeta dove l’intera specie umana è composta da donne, dato che gli uomini sono stati sterminati da una malvagia invasione aliena. Ecco che sarà compito del nostro paladino col taglio alla Donald Trump farsi strada tra frotte di mostri e salvare la resistenza composta da avvenenti fanciulle dal seno abbondante.
Ci troviamo di fronte a un’avventura in terza persona del nostro beniamino che unisce elementi di gameplay alla Tomb Raider (parlando di scolli…) alle classiche meccaniche attraverso le quali ci siamo innamorati dell’eroe più tamarro di tutti i tempi.
Il gioco ha naturalmente carisma da vendere, come ogni episodio che vede protagonista il Duca, sotto il punto di vista del gameplay però, il titolo non invecchia benissimo e, nonostante sia in grado di regalare del sano divertimento, ci troviamo a volte di fronte a meccaniche un po’ macchinose e inutilmente complicate per un gioco del genere.
Pallottole e bicipiti
Duke Nukem: Land of babes vince soprattutto nel comparto narrativo sopra le righe, nell’assurdità generale e nella capacità di fondere violenza e sesso come pochi titoli nel settore. Il gioco è scorretto, volgare, divertente, un titolo che merita la sua presenza all’interno della saga di uno dei simboli del videogioco di un tempo.
Bisogna renderci conto che siamo davanti a un gioco del passato, limitato anche dall’hardware su cui gira e da meccaniche dello shooter in terza persona non ancora ben definite.
Se abbiamo la pazienza di chiudere un occhio su qualche magagna, ci ritroveremo di fronte un buon titolo action che spesso osa anche qualcosina di più e capace di regalarci ore di divertimento, senza trascurare delle notevoli risate.
Il Duca ritorna quindi con stile, non raggiungendo gli apici di Duke Nukem 3d, ma offrendo comunque una buona avventura per gli amanti del personaggio e del genere.