Un tuffo nell’oscuro passato
Uscito nel 1988, Dark Chambers è un titolo distribuito su Atari 2600, 7600 e 8bit. In questa sede vogliamo parlare del primissimo titolo, gioco assolutamente arcaico che ci mostra le origini del gaming moderno.
Affrontare titoli retrò è un’opera semplice quando iniziamo a parlare si Nes, Snes e così via, scavare nell’oscura origine del media è invece un’operazione assai più complessa, ma anche forse ancora più magica.
Eccoci quindi di fronte a un prodotto fatto di enormi pixel e di un’atmosfera ai tempi davvero eccezionale. Vestiamo i panni di un avventuriero impegnato ad esplorare una serie di labirinti all’interno dei quali dovrà affrontare vari mostri e collezionare tesori.
Il gioco ci vede uccidere varie creature che, ogni volta che le colpiamo si trasformano nella creatura più debole che le precede, fino a scomparire, ecco quindi che il mago diventerà un fantasma, poi uno scheletro e alla fine uno zombie. Un sistema bizzarro e interessante che rende gli abbastanza noiosi scontri, più coloriti.
Retrò o non retrò
Giocare a Dark Chambers è un’esperienza puramente intellettuale al giorno d’oggi, un’opera di ricerca di scoperta e difficilmente di divertimento. Non neghiamo però come sprofondare sempre più giù nell’immenso labirinto riesca a creare una certa suggestione, magari nella ricerca spasmodica di qualche stranezza e segreto che forse nemmeno esiste.
Dark Chambers è quindi un titolo per ultranostalgici e amanti dell’archeologia videoludica. Un’esperienza interessante per veri collezionisti e per chiunque avesse idea di lavorare su una storia del media e sulla sua evoluzione.
Per il suo tempo, il titolo è davvero di grande qualità, riesce infatti ad offrire una profondità di gameplay incredibile e un concept che supera per certi versi lo stesso e fortunatissimo Gaunlet.
Da provare per i grandi appassionati, un gioco che dal suo lontanissimo passato, potrebbe anche sorprendervi e farvi spendere qualche ora nei suoi labirinti.