Quando l’uomo con il caccia incontra l’uomo con l’elicottero…
Airwolf arriva in Europa nel 1990, traslandosi in una serie di versioni differenti a seconda della piattaforma di riferimento. Oggi parliamo dell’edizione NES che ci vede alla guida del nostro elicottero mentre combattiamo stormi di aerei nemici, tentando poi di recuperare i prigionieri tenuti nei campi avversari, senza trascurare la necessità di rifornirci di tanto in tanto prima di tornare in azione.
Ecco che Airwolf ci getta subito nell’azione dopo una breve animazione iniziale. Azione di gioco che risulta arcade e divertente e rende spesso difficile inquadrare il nemico, elemento che denota la nostra ridotta mobilità rispetto ai cacci avversari e dà quel senso di assedio che rende tutta l’esperienza ancora più immersiva.
Simulazione arcade
Interessante è l’elemento simulativo, per quanto arcade, infatti Airwolf non rinuncia ad alcuni elementi della simulazione inserendo la necessità dei rifornimenti così come il movimento in un’area di gioco dove ci ritroveremo ad atterrare, prelevare prigionieri, prendere il volo e spostarci come in una vera azione di elisoccorso militare.
Il tutto ovviamente in forma ultraridotta e semplificata per rendere il gameplay il più veloce e adrenalinico possibile.
La veste grafica si difende piuttosto bene anche oggi, così come il sonoro minimale ma interessante.
Il lupo volante
Giocare ad Airwolf oggi? Forse sì, stiamo parlando di un titolo rivolto ad una utenza particolare, non per tutti i palati ma capace di divertire e dare soddisfazioni a chiunque si lasci prendere dallo stile e dalle meccaniche di gioco che fondono arcade e simulazione.
Un altro esempio di quanto il gaming del passato sia capace di offrire le esperienze più variegate e di divertire il giocatore anche a distanza di anni e anni, consolidandosi come vera e propria età dell’oro e come media ancora tutto da scoprire proprio adesso che inizia a ricevere il suo riconoscimento come vera e propria arte.