Ogni tanto anche gli adattamenti da film famosi producono un videogioco degno di nota, come dimostra il qui presente Aladdin. Oltretutto si parla della versione per Master System, console piuttosto limitata a livello hardware e poco diffusa come pure e semplici vendite. Nonostante le premesse tutt’altro che positive, Sega riuscì a convertire con successo il classico dell’animazione targato Disney.
Il gioco riprendeva naturalmente la trama del film ma non era il solito platform game basato su mascotte o personaggi famosi. C’era una forte componente cinematografica, simile ai titoli moderni, negli intermezzi animati che collegavano le nostre azioni alla trama. Ben disegnati e animati avevano solo il vizio di durare, a volte, troppo tempo. Ma in un’epoca dove la storia era spesso un paragrafo scritto sulla scatola, non potevamo lamentarci.
A livello di gameplay, Aladdin univa elementi tratti da generi diversi come puzzle e giochi di guida senza dimenticare le classiche piattaforme. Ogni sezione faceva storia a sé come scenario e protagonisti, ma l’obiettivo era sempre arrivare incolumi alla fine. Vista la notevole varietà, e la cura sul lato narrativo, il gioco targato Sega venne subito elogiato dai fan dell’omonima pellicola.
Il team di sviluppo, Sims, si era impegnato anche per spremere al massimo la console. Al di là di qualche rallentamento e del solito flickering, animazioni e dettaglio erano molto vicine a un gioco per Mega Drive. Anche le musiche si lasciavano ascoltare, fatto piuttosto raro viste le qualità audio limitate del Master System, Aladdin ebbe l’unica sfortuna di uscire troppo tardi rispetto alla vita commerciale di questa console, dato che arrivò nei negozi solo nel 1994.
Ai tempi, non solo il Master System era già stato consegnato alla storia ma perfino la generazione successiva a 16 bit si avviava al capolinea. Nessuno avrebbe mai degnato di attenzione un titolo come questo, soprattutto considerando che il film era già uscito da un paio d’anni. Si trattava, insomma, dell’ennesimo caso di “troppo poco, troppo tardi” nella lunga storia delle produzioni firmate Sega.