Soli nel buio, ancora una volta
Il reboot di Alone in The Dark datato 2008, uscito praticamente per tutte le piattaforme dell’epoca, addirittura in strane versioni modificate a seconda della piattaforma, è un progetto ambizioso, geniale, quanto fallimentare.
All’interno del nuovo Alone in the Dark, troviamo infatti delle idee interessanti come una gestione realistica dell’inventario, che sarà sostanzialmente la nostra giacca all’interno della quale dovremo scegliere cosa utilizzare.
Ci sono elementi interattivi nello scenario di gioco, l’alternarsi di prima persona e terza, persona, e una storia che si avvicina più alla serie Supernatural che alla saga del passato.
La trama è interessante e le dinamiche davvero innovative, il problema è che il gioco paga la sua ambizione.
Le innovazioni sono realizzate male, i movimenti sono terribili, e l’alternarsi di prima e terza persona crea solo confusione con un sistema di controllo imbarazzante.
Il risultato è un gioco che merita la nostra attenzione per quello che tenta di fare, ma che purtroppo non ci riesce.
Troppo avanti e troppo indietro
Giocare oggi ad Alone in the Dark 2008, fa pensare subito a Resident Evil 7, a P.T. e tanti altri giochi che sono in qualche modo debitori a questo fallimento.
Il titolo, cerca di regalare un‘esperienza survival, realistica e complessa. Il suo fallire nell’obiettivo, non lo rende però un gioco pessimo.
Quello che ci troviamo ad analizzare e, purtroppo a bocciare, è ancora un gioco valido se siete pronti a giundere a forti compromessi.
Il reboot non riesce a fare centro, ma almeno prova ad innovare, proponendo un gioco con una forte personalità, che si distingue in modo netto dalla massa e offre al mondo la sua idea di Survival Horror.
La narrativa è accattivante, nonostante non si tocchino particolari vette, elemento che rende l’esperienza nel complesso piacevole, quando non ci troviamo alle prese con assurdi movimenti e problemi di telecamera.