Bushido è un altro di quei titoli scomparsi nella memoria di fine anni ’80 che offriva elementi molto innovativi per l’epoca, tornati regolarmente nel genere action/adventure. La copertina poco più che orrenda e i voti medio-bassi della stampa non lo aiutarono di certo, benché fosse notevole soprattutto a livello realizzativo. Ambientato nel Giappone feudale, ci vedeva impegnati a infiltrare la roccaforte nemica usando astuzia e riflessi.
Graftgold, sviluppatore del gioco, scelse l’approccio finto 3D isometrico per la grafica, dando al tutto un aspetto più solido e dettagliato. Con la differenza, in positivo, che non si trattava di uno stratagemma estetico perché ci si poteva muovere anche in profondità e interagire con lo scenario in qualsiasi momento. L’interazione era infatti un elemento chiave vista la necessità di raccogliere molti oggetti necessari a proseguire.
Le dinamiche di gioco erano basate su esplorazione, combattimenti ed enigmi di stampo arcade. La fortezza da esplorare e conquistare era suddivisa in grandi stanze popolate di guardie, mostri o nemici comuni che si potevano affrontare o evitare. Vista l’assenza di tutorial o indizi, era spesso complicato capire cosa fare o dove andare con il risultato che bisognava ripetere il tutto varie volte.
Poprio la monotonia, anche nella scarsa varietà della grafica, era l’aspetto che più ha penalizzato Bushido perché altrimenti staremmo parlando di un classico. Con un solo caricamento, caso più unico che raro ai tempi, l’intero gioco offriva ore di azione rappresentata con un ottimo design a metà tra fumetti e cartoni animati. Anche la parte audio era degna di nota, visto che univa delle buone musiche a discreti effetti sonori.
L’ambientazione poco “di moda” all’epoca, dominavano fantascienza e metropoli, frenò parecchio Bushido impedendogli di trovare il successo che meritava. Giocato oggi, sorprende per i tanti aspetti moderni che già offriva nel 1989, come la possibilità di corrompere le guardie. Molte serie arrivate più tardi devono parecchio a questo gioco, solo che probabilmente non lo sanno.