Ambizione e fallimento
Uscito nel 2000, Daikatana è un titolo capace di generare una enorme hype per poi finire nella lista dei maggiori flop della storia.
Il gioco, che vede tra i suoi creatori anche John Romero, è un prodotto sperimentale che spinge troppo l’acceleratore finendo per fallire anche negli elementi più semplici.
Si parte dalla trama, dovremo infatti, assieme a due fastidiosi aiutanti, combattere un terribile avversario possessore della Daikatana, un’arma terribile che gli permette di viaggiare nelle ere all’interno delle quali dovremo braccarlo.
Eccoci quindi a spasso nel tempo alle prese con uno sparatutto in prima persona che cerca di innovare il genere, finendo però per inserire elementi davvero insopportabili.
Primo tra tutti i compagni: nel corso delle nostre avventure avremo a che vedere con i nostri due scagnozzi, fondamentali per superare alcune parti di gioco, e molto avvezzi a morire rovinando così la partita.
Altra cosa che non abbiamo tollerato è la scelta di introdurre un numero limitato di salvataggi, all’interno di un gioco che non guadagna niente da questo tipo di limitazione.
Cosa si salva?
Daikatana è un titolo ambizioso, forte di una grafica interessante ma imperfetta e avvezza ai pixel giganti oltre il livello dell’epoca.
La sua versione Nintendo 64 è un po’ sofferente, vanta comunque una colonna sonora appassionante, e una direzione artistica generale che ci fa rimpiangere i passi falsi fatti dal team di sviluppo.
In poche parole, quello che doveva essere un colossal del genere, rimane nella memoria come un fallimento, un titolo bruttino, che darà soddisfazione solo ai curiosi, e ai nostalgici del gioco, quando senza critica si prendeva un videogame e lo si affrontava qualsiasi esso fosse.
Bei tempi, forse, ma giocare a Daikatana oggi è un’esperienza davvero deludente, capace addirittura di cancellare i bei ricordi che potevano esserci rimasti.
Solo per collezionisti.