Devil Crash ha rappresentato, e forse rappresenta tuttora, uno dei migliori flipper-videogame di sempre. Nato su PC Engine e riadattato alle specifiche del Mega Drive dall’esperta TechnoSoft, vantava un design talmente alternativo da essere perfino censurato. Demoni, simboli satanici e altri elementi horror la facevano da padrone sul tavolo di gioco, affiancati da musiche in stile rock adatte all’ambientazione.
Se la grafica era, ed è tuttora, molto curata quello che ne fa un classico rimane la giocabilità. Sfruttando le maggiori risorse dei videogame (rispetto ai flipper meccanici) gli sviluppatori avevano strutturato il gioco su più livelli. Le tre schermate principali che formavano il tavolo erano solo l’anticamera dei bonus stage, da sbloccare e completare per raggiungere la fine.
Ogni fase bonus era a sua volta un mini flipper con le sue regole e i suoi puntenggi extra. Si andava dal colpire animali mitologici come i draghi al distruggere specifici bersagli, sempre molto “dark” nelle tematiche (bare, pipistrelli e così via). Su tutto dominava il volto di donna in mezzo al tavolo che si trasformava in mostro con l’avanzamento nel gioco. Un velato messaggio pro maschilismo? Può essere.
Al di là del design, Devil Crash viene ricordato per lo splendido gameplay che regge ottimamente ancora oggi. Pur in assenza di una vera simulazione fisica della pallina, i suoi movimenti erano molto credibili. L’esagerata quantità di bonus da sbloccare, insieme alla varietà della grafica, facevano il resto contando che si trattava di un gioco davvero enorme. La decina di livelli extra, le trasformazioni del tavolo principale…ce n’era davvero per tutti i gusti.
Se ne rese conto il distributore europeo Tengen che tentò l’azzardo di pubblicare un seguito senza il team creativo originale. Il risultato fu molto deludente e altrettanto inferiore alla prima uscita: del resto, lo stile non è cosa da poco e TechnoSoft ne aveva da vendere. Peccato che sia scomparsa come software house già nei primi anni 2000, con l’unica consolazione dell’eredità lasciata da classici come Devil Crash.