Donkey Kong Country non è invecchiato benissimo, per le ragioni che vedremo più avanti, ma all’epoca della sua prima uscita fu una specie di rivoluzione per il genere dei platform game (almeno su Super Nintendo). Per capirne la portata, bisogna tornare alla metà degli anni ’90 e alla forte spinta tecnologica di quei tempi.
Erano gli anni dei primi personal computer con capacità grafiche più che discrete, degli esperimenti con la grafica poligonale e dei giochi da sala che iniziavano a sfruttare al meglio la terza dimensione. La parola “3D” si leggeva più o meno ovunque, spesso a sproposito, e le vecchie console targate Sega/Nintendo sembravano pesantamente limitate in questo campo.
La casa di Mario si affidò all’inglese Rare, oggi parte di Microsoft, per trovare una soluzione temporanea in attesa che arrivasse il suo prossimo sistema da gioco. Non potendo passare (ancora) ai platform tridimensionali, ecco l’idea geniale: un gioco di piattaforme più realistico grazie all’uso della grafica renderizzata.
Donkey Kong Country, con questo particolare look, era molto avanti rispetto alla concorrenza perché i suoi protagonisti, e gli scenari in cui si muovevano, sembravano “uscire” dallo schermo. Ai tempi, la grafica bitmap tradizionale (poi tornata di moda) sembrava stesse andando in soffitta e lo stile più realistico di questo gioco ne fece un successo immediato. Oggi è l’esatto contrario: la grafica disegnata a mano si dimostra ancora attuale mentre i “modellini” di Donkey Kong Country appaiono sfocati e rigidi nei movimenti.
Ma c’era dell’altro: un gameplay collaudatissimo che prendeva ispirazione dal collega Mario e dai vecchi Donkey Kong unendo barili, veicoli, piattaforme e risate. Gli sviluppatori, da questo punto di vista, realizzarono un gioco davvero enorme che fece da base di partenza per i capitoli successivi (e altri platform game molto simili). Caso rarissimo, Nintendo era stata quasi raggiunta nel settore platform da un team straniero, addirittura europeo.
Abbiamo detto “quasi” perché Donkey Kong Country non spiccava in fatto a originalità né brillava in quanto a varietà, superata la decina di livelli iniziale. Proprio per questi motivi resta un gradino sotto il parente stretto Mario pur essendo tra i migliori esponenti della generazione Super NES.