Earthworm Jim era il classico prodotto degli anni ’90: fuori dagli schemi, provocatorio e irriverente fino al midollo. Che in questo caso nemmeno c’era, essendo il protagonista un verme spaziale anabolizzato. Oggi non fa più notizia, ma quando apparve sulle scene venne considerato come il nuovo simbolo del genere platform. Inutile dire che non era per niente vero, come ha poi dimostrato la storia.
Come tanti altri giochi concepiti da David Perry e dagli studi Shiny, anche in questo caso c’era molta più attenzione alla parte estetica che ai contenuti. Earthworm Jim era (ed è tuttora) molto bello da vedere, ma da giocare rasentava spesso la frustrazione più assoluta. Colpa della difficoltà calibrata male, come mal regolate erano le collisioni tra i personaggi o tra il protagonista e lo scenario.
Il design della grafica, molto contorto e dettagliato, complicava ulteriormente le cose. C’era una ragione perché i vari Mario e Sonic mettevano sempre in bella evidenza le piattaforme: per aiutare il giocatore a raggiungerle. In Earthworm Jim, spesso non c’erano nemmeno delle piattaforme, ma parti di scenario interattive e altre no. Per sapere quali erano, bisognava andare a tentoni, mentre i nemici facevano uno spuntino del nostro verme.
A risollevare il gioco, c’era l’enorme varietà nei livelli (alcuni nemmeno di tipo platform) e l’humour sfrenato di certe situazioni, a partire dalla mucca sparata in orbita all’inizio del gioco. Un umorismo tipicamente americano, quindi sopra le righe e sfacciato, nonché spesso incomprensibile. Ma l’ottima grafica, l’enormità di effetti sonori e le musiche molto curate bastarono a renderlo visivamente superiore ai concorrenti e farne un successo istantaneo.
Grazie all’impatto avuto dal primo episodio, Earthworm Jim vide un paio di altri capitoli e parecchio merchandising prima di sparire nel nulla. Questo perché, pur essendo complessivamente un buon gioco, non poteva competere con le più celebri mascotte di casa Sega e Nintendo. Resta un’ottima prova di forza per l’ormai anziano Mega Drive, e una testimonianza del periodo in cui fu pubblicato.