Lo storico marchio Atari era ancora attivo a fine anni ’80 e ogni tanto offriva delle piccole perle di stile e originalità come il qui presente Escape from the Planet of the Robot Monsters. Il titolo esageratamente lungo e complicato era il primo di tanti omaggi ai vecchi fumetti americani, citati a partire dallo stile grafico per arrivare ai compionamenti vocali offerti dal cabinato.
A livello di struttura, si trattava di un classico shooter a visuale isometrica per uno o due giocatori che dovevano attraversare livelli ripieni di nemici, bonus e macchinari di vario tipo. Lo scopo ultimo era salvare tutti gli ostaggi imprigionati da una razza aliena robotica percorrendo di corsa grandi ambientazioni disegnate in stile cartoon. Proprio la grafica, molto curata e ben animata, era il primo elemento di spicco del gioco.
Ancora oggi, vedere in azione Escape from the Planet of the Robot Monsters non può che strappare un sorriso agli appassionati di fumetti, viste le numerose citazioni. Quelle più riuscite sono l’introduzione in stile comics e i cliché inseriti nel gioco, a partire dal fatto che tutti gli ostaggi da salvare siano ragazze in costume. Il team di sviluppo, insomma, fece un ottimo lavoro sul lato tecnico e diede al gioco uno stile inconfondibile.
Di contro, il gameplay non era niente di nuovo e poteva diventare spesso caotico visto l’elevato numero di nemici su schermo e la velocità spesso eccessiva dell’azione. Ma la simpatia dei personaggi e la varietà dei livelli, basta ricordare le sezioni in stile shoot’em up, riuscivano a renderlo sempre interessante.
Il discreto successo ottenuto in sala giochi, malgrado la distribuzione limitata, fece guadagnare a Escape from the Planet of the Robot Monsters gli onori delle versioni da casa. Ma si è trattato di un fenomeno molto breve, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 che non ha cambiato lo sviluppo dei videogame (allora già avviati verso la grafica 3D). Eppure, come sparatutto “a fumetti” resta un ottimo passatempo, soprattutto se giocato con un amico.