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Final Fantasy – NES

Quando si dice che senza il NES una buona metà dei videogame odierni non esisterebbe nemmeno, non è un’esagerazione. Tra le tante serie iniziate negli anni ’80, su questa console, che continuano ancora oggi c’è sicuramente da segnalare Final Fantasy. Ogni altra descrizione è superflua, visto che per anni è stato uno dei simboli della prima generazione PlayStation.

Final FantasyMa le sue origini risalgono a molto tempo prima, quel 1987 in cui l’allora piccola casa di produzione Square si trovava vicina al fallimento. Uno dei suoi game designer, Hironobu Sakaguchi, decise di tentare un’ultima scommessa su NES unendo lo stile nipponico agli elementi dei giochi di ruolo occidentali. Fu davvero la sua “fantasia finale” e venne realizzata meglio di come poteva aspettarsi.

Final Fantasy, già all’epoca, offriva buona parte degli elementi che sono rimasti intatti per i quindici capitoli successivi (senza contare le conversioni e gli episodi a parte). C’era l’esplorazione del mondo di gioco e i combattimenti casuali a turni, i dialoghi che illustravano la trama e i colpi di scena inseriti regolarmente per ravvivare la storia. Soprattutto, c’era l’attenzione ai personaggi e all’evoluzione dei protagonisti che è rimasto un classico per l’intera saga.

Final FantasyParlando di un gioco uscito trent’anni fa, grafica e sonoro non sono nemmeno paragonabili agli standard odierni. Perfino ai tempi del lancio, Final Fantasy non fece scalpore per la sua parte realizzativa ma colpì piuttosto per la profondità di gioco. Un piccolo esempio arriva dalla possibilità di creare il nostro party scegliendo la classe di personaggio preferita, dando a ciascuno il suo nome.

Piccoli dettagli come questo evidenziano la cura spesa dagli sviluppatori nel creare un gioco di ruolo immenso, impegnativo e allora quasi senza concorrenti. Per un semplice NES, si trattava di qualcosa di raro e molto curioso, visto solitamente sui più costosi personal computer. Ma il successo ottenuto da Final Fantasy era l’ennesima dimostrazione che ogni tanto conviene rischiare, soprattutto se c’è il talento per realizzare i propri sogni.

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