Hokuto no Ken, noto come Last Battle in occidente, è stato uno dei casi più clamorosi nella censura applicata ai videogame. A causa del tasso di violenza presente nell’originale nipponico, e non avendo la licenza ufficiale sul fumetto in USA ed Europa, Sega pensò bene di modificare pesantemente il gioco una volta uscito dal Giappone. Il risultato ultimo fu di avere un titolo addirittura inferiore alla già mediocre prima uscita.
Messe da parte le questioni prettamente burocratiche e di contorno, la versione originale del 1989 era un picchiaduro a scorrimento ispirato alla seconda serie del fumetto omonimo. Nei panni spesso stracciati di Kenshiro, si ripercorrevano le tappe fondamentali della storia incontrando diversi comprimari e soprattutto nemici da far esplodere regolarmente.
A livello di gameplay, Hokuto No Ken era quanto di più scontato ci fosse già all’epoca: si trattava di attraversare un livello massacrando chiunque ci attaccasse, o trovare l’uscita nelle fasi a labirinto. Completavano il “ricco” menu i duelli con i boss all’interno di arene chiuse, più simili ai picchiaduro a incontri. Il tutto veniva collegato da una mappa in stile gioco di ruolo, che offriva una limitata scelta sul prossimo livello da affrontare.
Al di là della grafica, bella da ferma ma scarsamente animata, non c’era niente in questo titolo che meritasse l’illustre licenza sul fumetto originale. La difficoltà passava da irrisoria a impossibile nel giro di pochi minuti, i combattimenti erano ripetitivi e il campionario di mosse ridotto al minimo. L’unico tocco di classe era la trasformazione di Ken nella sua versione più potente, con tanto di maglia strappata.
Seguendo il detto “più se ne parla, meglio é” le polemiche sulla censura fecero molto bene a Last Battle, la versione arrivata in Europa.
Dopo il Mega Drive, ci furono addirittura le conversioni per i computer dell’epoca come Amiga e Commodore 64, sempre censurate. In nessun caso ricevette giudizi positivi dalla critica, mentre qualche estimatore spuntava ogni tanto tra i fan irriducibili dei picchiaduro. Si trattava dell’eccezione alla regola, perché viene ricordato come uno dei titoli peggiori nella prima era Mega Drive.