Siamo sicuri che i giochi Nintendo siano ancora così belli?
Per quanto la compagnia conservi ancora la magia che la caratterizza da sempre, gli ultimi titoli Nintendo, a partire da Tears of the Kingdom, sembrano iniziare ad essere ben inquadrati, titoli eccellenti, ma incapaci di innovare davvero e di creare quell’unicità che fino ad oggi ha caratterizzato la grande N.
Con l’arrivo dell’ultimo Zelda la sensazione è la stessa. I fasti di Ocarina of Time o di Twilight Princess sono ancora lontani. Ma è lontana anche l’innovazione di Minish Cap.
Anche la saga per eccellenza di Nintendo sembra iniziare a rientrare nello stile un po’ blando dei videogiochi moderni, probabilmente per l’esigenza di accontentare un pubblico occidentale sempre più conformista e poco aperto alle novità.
Nintendo è ancora la stessa?
Certo Nintendo è ancora una grandissima azienda, capace di creare titoli unici e di superare la concorrenza in creatività, mantenendo il gioco un’esperienza piacevole e poco social, con titoli rigiocabili ed esperienze ancora oggi in grado di segnare.
Il problema è che sembra che Nintendo sia rimasta intrappolata in una meccanica.
Da Zelda Breath of the Wild a Super Mario Odissey, quello che abbiamo visto è un sistema a blocchi espanso all’infinito, ma che inizia un po’ a stancare. Basti pensare alla noia che ha portato Tears of the Kingdom a moltissimi giocatori, proprio a causa degli infinito collezionabili e di azioni ripetute all’infinito per la gigantesca mappa.
Anche Echoes of Wisdom, pur essendo un gioco molto bello e ben fatto, sembra mancare di un salto vero e proprio, della capacità di stravolgere la formula che ha reso unica la saga e la compagnia.
Stessa cosa vale per Mario che vediamo in tutte le salse, ma ancora ancorato ai grandi successi.
Anche Nintendo è diventata più cauta?
L’industria del videogioco vive una grossa crisi dove anche Nintendo sembra più cauta e meno avvezza a sperimentare. I costi di produzione sono immensi e i rischi da correre sempre meno.
Ad oggi la vera innovazione sembra arrivare solo dai titoli indie, destinati forse a sostituire i famosi tripla A quando si parla di arte ed esperienza.
Se guardiamo al mondo dei giochi sviluppati da piccoli team o da una sola persona, troviamo appassionati, opere derivative e un amore che non si riscontra più per le serie principali, ormai progettate per vendere milioni di copie e fornire contenuti in abbondanza, anche quando questi non sono necessari.
Nintendo è pur sempre Nintendo. La speranza quindi è che nei prossimi mesi la compagnia sappia davvero sorprenderci con qualcosa che tocchi le vette dei suoi giochi storici.