International Superstar Soccer Deluxe rappresenta l’antenato di Pro Evolution Soccer, Winning Eleven o PES che dir si voglia. Versione aggiornata di un successo nipponico di metà anni ’90, riuscì a conquistare anche l’occidente aprendo la strada all’arrivo delle celebri serie calcistiche firmate Konami. Per l’occasione, gli sviluppatori puntarono sul classico a livello realizzativo, concentrandosi sulle novità del gameplay.
ISS Deluxe mostrava già diversi elementi che sarebbero diventati standard in altri giochi di calcio, oltre che nei molti seguiti. Il radar prima di tutto, ingombrante allora come lo è oggi, e i nomi dei giocatori in fondo allo schermo. La struttura di gioco era molto più arcade rispetto alle versioni moderne, benché tenesse conto di elementi come contrasti e penalizzazioni. C’erano perfino gli infortuni, come potete vedere nel filmato in fondo al pezzo.
Al di là della grafica piacevole ma non allo stesso livello di FIFA (il duello era già partito nel 1995!) quello che colpiva di International Superstar Soccer Deluxe era l’imprevisto. Come Winning Eleven e PES sulle prime PlayStation, l’esito dell’incontro raramente era scontato e il computer tutt’altro che infallibile. Nemmeno l’arbitro dava molto affidamento, sbagliando clamorosamente certe decisioni.
Per un gioco di oltre vent’anni fa, si tratta di elementi molto innovativi che andavano di pari passo ai riferimenti verso il calcio reale. Benché non avesse alcuna licenza su giocatori o squadre, ISS Deluxe non si faceva problemi a imitarli iniziando dall’immagine di Roberto Baggio in copertina. Nell’Italia si potevano riconoscere lo stesso Baggio e Ravanelli, diversi fisicamente e nei nomi tranne per i loro tratti caratteristici (codino e capelli bianchi).
Tutto questo fece di International Superstar Soccer Deluxe un’autentica rivelazione per Konami che ben presto iniziò a riadattare il gioco su altri formati. Il resto è storia: la serie venne prima divisa in due filoni arcade/simulativo e poi riunita nel solo Pro Evolution Soccer che vediamo ancora oggi. E ancora oggi, cerca di opporsi allo strapotere commerciale di FIFA: anche nel calcio, la tradizione è dura a morire.