Landstalker è stato la cosa più vicina a Zelda vista su Mega Drive, pur sfiorando solamente la qualità della serie targata Nintendo. Creato a fine 1992 dal talentuoso studio nipponico Climax, riprendeva molti elementi della saga di Link a partire dal protagonista, quasi un clone. La differenza sostanziale stava nella prospettiva isometrica e nella trama, meno “ad ampio respiro” dell’illustre rivale.
In Landstalker, l’obiettivo era solo quello di cercare tesori all’interno dei classici sotterranei nonché raccogliere denaro e potenziamenti. C’erano, ovviamente, una storia e molti personaggi non giocanti ma non si arrivava mai alle dimensioni di Zelda. Inoltre, il gameplay e l’avanzamento erano molto più lineari, lasciando ben poca libertà al giocatore.
Detto questo, si tratta di uno tra i migliori titoli mai visti sul 16 bit targato Sega. Graficamente era ottimo e perfino superiore a Zelda: A Link to the Past per Super Nintendo. Il dettaglio di personaggi e scenari, la varietà delle ambientazioni, la ricchezza dei dialoghi…sicuramente nulla era stato lasciato al caso. Anche la giocabilità, basata su esplorazione e combattimenti, risultava ben curata e interessante.
I difetti maggiori erano legati allo scarso “carattere” viste le scopiazzature e l’ambientazione fantasy simile a decine di giochi di ruolo. Landstalker, insomma, era molto ben realizzato ma non offriva quasi nulla di originale iniziando dai classici forzieri nascosti negli ancor più classici dungeon. Chi aveva già vissuto simili esperienze in altri titoli, difficilmente trovava molti motivi di interesse.
C’era anche il problema della prospettiva e dei comandi, complicati durante i salti o i movimenti di precisione. Con il tempo, e la pratica, si facevano progressi ma spesso sembrava che l’inquadratura fosse usata solo per far scena.
Per fortuna, Landstalker non era solo un’ottima tech demo, ma anche un gioco impegnativo e molto consistente come durata. Il vero Zelda per Mega Drive? Probabilmente sì, ma la serie “ispiratrice” resta su un altro livello.