Myst oscuro
Lighthouse: The Dark Being ece nel 1996 ed è sostanzialmente un clone del più fortunato e sempiterno Myst.
Il titolo è un punta e clicca con visuale in prima persona che ricalca i canoni del genere e si reinventa in uno stile dark e horror. La grafica è uno dei primi 3d reali, non si difende per niente bene con il passare degli anni, la stranezza dei primi modelli poligonali, riesce però a creare un discreto senso di inquietudine e di grottesco che permettono al titolo di risultare godibile ancora oggi.
Nota di merito va alle parti parlate, con un doppiaggio ben fatto e coinvolgente dalle atmosfere leggermente Lynchane.
Il guardiano del faro
Il titolo ci vede alle prese con uno scrittore che si ritrova coinvolto in una vicenda paranormale. I nostri vicini di casa, dopo il recente trasferimento in una terra di nessuno, sono stati infatti rapidi da un entità extradimensionale e totalmente malvagia che ci porterà a braccarla per dimensioni e dimensioni nel tentativo di distruggerla o almeno fermarla e liberare i suoi rapiti.
Il titolo contiene sequenze inquietanti e elementi spaventosi che si sviluppano sugli stilemi dell’orrore cosmico e della creatura venuta dall’altrove.
Un titolo a metà
Lighthouse non riuscì a conquistare la critica ieri, e non ci riesce neanche oggi, ci troviamo sostanzialmente per le mani una sorta di clone, che vuole sì, portare qualcosa di più, introducendo interazione con personaggi e elementi originali, ma che finisce per rimanere troppo attaccato al fratello più grande, trasformandosi così in un titolo che perde identità.
Lighthouse non è un brutto gioco ma non è nemmeno un titolo imprescindibile. Consigliato solo per chi dovesse rimanere affascinato dallo stile visivo e dal design inquietante dei mostri, senza dimenticare una trama che farà la gioia di tutti i lettori di Lovecraft, Chambers e di tutti quegli autori che ci coinvolgono in una cosmogonia alternativa.