A caccia di oro
Uscito per la prima volta nel 1983 e riproposto successivamente sotto varie forme fino ad arrivare all’arcade, Lode Runner è un titolo profondamente arcaico, capace allo stesso tempo di regalare un gameplay fresco e divertente che gli permette di sopravvivere anche al passare di innumerevoli anni. Ci troviamo alle prese con un
personaggio umano, una specie di esploratore impegnato in una caccia all’oro all’interno di vaste miniere, ben 150 livelli, dove, oltre a farci strada tra innumerevoli pericoli, dovremo evitare una serie di androidi che ci danno la caccia e contro i quali dovremo sfruttare l’ambiente, oltre ai buchi che scaveremo per terra con la nostra pistola laser.
Il titolo si fa notare immediatamente per la sua grafica minimale e priva di dettagli che lascia molto spazio all’immaginazione, ma allo stesso tempo evita di cadere nelle brutture della primissima pixel art. Il sonoro è anche questo estremamente datato, in pieno stile Space Invaders e molto gradevole a chi ha orecchie per il retrò.
Un gameplay solido che non muore mai
Lode Runner ha una serie di qualità che gli permettono di continuare a divertire anche oggi, retrogamers o meno. La principale tra queste è la semplicità. Il gioco infatti prevede pochissime meccaniche, chiare e precise che ci vengono però proposte in modo sempre differente, tanto da generare interesse e dar vita a una certa longevità, non tanto per il numero di livelli, ma per la voglia di andare il più lontano possibile, ovviamente cercando di raccogliere tutti i tesori.
Ci troviamo così davanti ad un titolo sempreverde, un gioco da tenere a portata di mano per staccare la testa e immergerci in un mondo misterioso e accattivante, che ci lascia giocare di fantasia mentre le mani si muovono sulla base di rapidi calcoli e riflessi.
Da riscoprire, anche per chi magari si lascia spesso scoraggiare dai titoli troppo vecchi.