Il ritorno del dolore
Uscito nel 2003, Max Payne 2: the fall of Max Payne, è il titolo che più di tutti ha consacrato Remedy all’olimpo dei videogiochi, una svolta noir per l’avventura di Max Payne, uno dei più straordinari personaggi della storia dei videogiochi e un titolo che ancora oggi riesce a lasciare a bocca aperta, sia sotto il punto di vista tecnico e di gameplay, che per la narrazione di altissima qualità, accompagnata da una colonna sonora impareggiabile.
Dopo gli eventi del primo capitolo, Max è ancora alla ricerca della vendetta e della verità, con una faccia e un look completamente diversi (scelta che fece un po’ discutere al tempo della sua uscita), il nostro eroe hard boiled si impegnerà in una strenua battaglia tra intrighi sparatorie e corruzione, in compagnia della letale Mona Sax, personaggio che torna dal primo capitolo e che si trasforma nella femme fatale per eccellenza del mondo dei videogiochi.
Un gioco d’altri tempi e fuori dal tempo
Max Payne 2 è uno shooter in terza persona con la mitica tecnica del bullet time, novità della serie che arrivava direttamente da Matrix. Questa però è una descrizione riduttiva, perché Max Payne è in realtà un intero universo, un mondo narrato attraverso sequenze a fumetti, cambiate dal primo capitolo, ma ancora potenti ed evocative.
Max Payne 2 non manca di deliziarci con una serie di easter egg, momenti che rompono con ironia e sarcasmo la pesantezza delle tinte cupe della trama principale.
Un grande intrigo tra pioggia, pallottole e trench che non mancherà di appassionare anche i giocatori moderni. La grafica è del 2003, questo non toglie che la cura del dettaglio, l’interazione e il design non la rendano ancora più che godibile, si passa infatti con Max Payne 2, a quel 3d pixelloso che entra in una fase nuova, quella che caratterizzerà le console da Ps2 in poi e il salto di qualità tecnico del gaming degli anni a venire.