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Micro Machines – NES

Tutti conoscono la serie Micro Machines grazie alle versioni per Mega Drive e Super Nintendo popolari negli anni ’90, ma quanti sanno che partì sul più modesto NES? La storia dietro questo titolo è un classico per Codemasters, casa inglese che è sempre andata contro le convenzioni. Non avendo ottenuto la licenza ufficiale Nintendo, scelse di produrre autonomamente la cartuccia, come titolo “compatibile” con lo stesso Nintendo Entertainment System.

Micro MachinesIl resto è storia, una storia fatta di enormi successi e adattamenti su quasi ogni altro formato esistente all’epoca (eravamo nel 1991). Micro Machines conquistò migliaia di giocatori per un solo e unico motivo: era spettacolare nelle sfide con gli amici. La varietà di percorsi e veicoli, la semplicità del gameplay e la simpatia del design fecero di questo titolo una vera e propria rivoluzione multiplayer – quando nemmeno veniva usato questo termine.

Tutto recuperando le classiche “macchinine” e spostandole nei videogame su percorsi improvvisati che andavano dai tavoli da biliardo ai giardini. Inquadrato, o meglio disegnato, dall’alto Micro Machines era anche discreto tecnicamente. Non tanto per il dettaglio grafico, comunque buono per un NES, quanto per la fluidità e velocità delle gare a prescindere da ambientazione o mezzi.

Micro MachinesGli unici difetti si trovavano, naturalmente, nella modalità per giocatore singolo che diventava presto ripetitiva dato il comportamento troppo monotono del computer. Ma la presenza di vari personaggi-piloti, e le diverse condizioni di gara, limitavano questo problema. Inoltre, per quell’epoca risultò molto originale sia come gameplay che a livello estetico e l’effetto novità bastò a coprire altre mancanze.

Micro Machines diventò, qualche anno più tardi, un vero e proprio fenomeno grazie ai seguiti per console a 16 bit. Ma fu questo episodio, che oggi ricordano in pochi, a porre le basi per il gameplay usato in tutte le versioni successive. Codemasters, grazie al successo inatteso di questo gioco, si trasformò da piccola casa indipendente nel marchio celebre che è ancora oggi.

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