Mike Tyson’s Punch Out era solo all’apparenza un gioco di boxe, mentre in realtà si trattava di un puzzle game ambientato sul ring. Non è una battuta, perché della boxe aveva poco a parte l’ambientazione mentre comandi e struttura di gioco si basavano esclusivamente sui riflessi. E sulla memorizzazione delle tecniche usate dall’avversario, in quanto i due pugili restavano sostanzialmente fermi.
Nonostante il gameplay molto limitato, per non dire ridotto ai minimi termini, ebbe un successo clamoroso all’uscita del 1987. Buona parte del merito va all’allora celebre Mike Tyson, poi rimosso nelle versioni più recenti per questioni di licenza e diritti correlati. Ma il gioco era comunque un ottimo titolo anche dal punto di vista tecnico, grazie ai personaggi enormi e molto ben animati.
Nintendo ebbe l’ottima idea di recuperare il vecchio Punch Out da sala giochi, metterci un nome famoso (e Mario come arbitro) e aggiornare il gameplay così da renderlo più adatto alla console NES. Il resto è storia: in pochi minuti si diventava prigionieri dello schermo non riuscendo più a staccarsi fin quando l’ennesimo avversario non era finito al tappeto.
La fama raccolta da questo titolo è tale che Little Mac, l’anonimo protagonista, è diventato un’icona delle serie Nintendo malgrado l’evidente carenza di carisma e stile. Serviva più che altro come alter ego del giocatore, un ragazzo normale di fronte ai personaggi fuori di testa che stavano dall’altra parte del ring. Ed erano proprio i pugili avversari a rendere Mike Tyson’s Punch Out uno spasso, con i loro movimenti e l’aspetto da cartone animato.
L’eccezione era ovviamente lo stesso Tyson, il cui match era una prova di riflessi e memoria come ce ne sono poche ancora oggi. Un solo colpo subito voleva dire KO instantaneo e i tentativi richiesti per batterlo arrivavano ben oltre la decina. Ma nonostante il fastidio provocato da certi incontri, rimane uno dei giochi più caratteristici del Nintendo Entertainment System per stile, umorismo e originalità.