Mentre il mercato si fa sempre più noioso, con una next gen inesistente e titoli che lasciano davvero il tempo che trovano, il mercato indie, più legato agli albori dei videogiochi, continua a regalare esperienze indimenticabili.
Certo, la pixel art è anche troppo abusata, i giochi sono belli anche per il loro realismo e la loro grafica, ma se manca tutta la sostanza cosa dovremmo fare? Giocare e prodotti studiati per essere venduti e dimenticati, o inseguire le origini e l’amore per i videogiochi?
Ed ecco che, mentre non vediamo niente di buono all’orizzonte, a parte forse Metroid Dread ormai imminente, Chucklefish pubblica un piccolo (fino a un certo punto) capolavoro.
Stiamo parlando di Eastward, titolo che prende le migliori meccaniche degli Zelda in 2d e le trasferisce all’interno di un mondo affascinante, fatto di personaggi memorabili e dalla forte originalità. Un gioco che ci ricorda, e cita espressamente EarthBound, ma che non fa un’operazione nostalgia, ma ci ricorda che possono uscire giochi bellissimi, graficamente appaganti, anche senza sfruttare ray tracing e modelli 3d d’avanguardia.
Giocare a Eastward, è un consiglio per tutti i videogiocatori, di qualsiasi epoca essi siano. Un ritorno degli elementi più interessanti del passato, migliorato dalle caratteristiche dei titoli moderni.
Il tutto per raccontare la storia di un rapporto umano tra un padre e una specie di figlia davvero stupendo.
Gli indie potrebbero sostituire i tripla A, almeno per qualità
Se siete stufi di attaccare avamposti e sbloccare parti di mappa, o di perdervi in infinite missioni secondarie una uguale all’altra. Se ve ne frega relativamente degli ultimi sparatutto e dell’ennesimo mondo aperto ma con poca sostanza, allora non possiamo che dirvi di correre a giocare a Eastward, disponibile su praticamente ogni piattaforma (al momento PC, Mac e Switch ma in teoria in arrivo anche sulle altre console) e consigliatissimo su Nintendo Switch, dove dà il meglio di se grazie alla portabilità.