Prima che Street Fighter II ridefinisse il genere picchiaduro aprendo la strada a decine di cloni, questa categoria era dominata dagli esperimenti più vari. Pit Fighter è stato uno di questi, dato che simulava gli incontri illegali tuttora molto in voga all’estero e sostanzialmente privi di regole. Lo faceva sfuttando, per i tempi, una realizzazione all’avanguardia cioé basata sulla registrazione di attori reali, poi convertita nei classici disegni in bitmap.
Una tecnica, questa, che è durata poco e che dava risultati altalenanti ma nel 1990 molto spettacolare. I personaggi non sembravano più semplici disegni, ma persone reali che se le davano di santa ragione (e, in un certo senso, lo erano). Oltretutto, Pit Fighter resta un piccolo gioiellino della cultura trash, visto che incitava il giocatore a usare metodi scorretti e si poteva perfino picchiare il pubblico.
Il grosso della struttura di gioco restava quello di sempre: in un’arena chiusa, dovevamo affrontare uno o più avversari e azzerare la loro energia senza rimetterci la pelle. Fatto questo, si avanzava allo scontro successivo che poteva inserire variabili come coltelli, casse o altra oggettistica da usare come arma. Non solo: era possibile giocare in tre contemporaneamente sullo stesso cabinato, alzando il livello di caos e violenza oltre ogni standard.
Peccato che Pit Fighter, multiplayer a parte, fosse molto povero come giocabilità e divertimento. Le collisioni erano imprecise, i colpi limitati in numero e il computer giocava sporco troppo spesso. Era facilissimo essere sottomessi dall’avversario senza alcun motivo apparente, o vedere le nostre mosse mancare il bersaglio. L’unico incentivo a mettere altri gettoni era la grafica, che oggi fa quasi sorridere.
Grazie al buon tempismo nell’uscita, c’era poca concorrenza all’epoca, Pit Fighter ottenne un buon successo in sala e arrivò quasi subito su computer e console. Le conversioni non erano tanto male, ma l’effetto sorpresa della grafica digitalizzata era ormai terminato. Restava solo un picchiaduro con poche mosse, controlli discutibili e un gameplay molto ripetitivo. Però resta divertente da vedere e da giocare, grazie all’originalità del contesto in cui si svolgono i combattimenti e alla stupidità generale degli incontri.