Platoon è stato un classico del cinema ma su Commodore 64 ha diviso equamente il pubblico tra chi lo odiava a morte e chi lo amava al punto da difenderlo a spada tratta. Ocean, sempre lei, puntò parecchio sulla realizzazione tecnica offrendo grafica e sonoro ai massimi livelli per un gioco del 1987 e idee per l’epoca innovative. Tra queste, la morale dei nostri soldati che andava scemando a furia di sconfitte, come nel film.
Naturalmente parliamo del classico multievento suddiviso in poche grandi sezioni, ognuna separata dalle altre come struttura di gioco. Si partiva dal classico shooter a labirinti inquadrato lateralmente, per arrivare a sparatorie in soggettiva spettacolari per l’epoca. A unire il tutto c’era una difficoltà semplicemente assurda, tanto che in pochi possono dire di aver superato il primo livello senza “cheat”.
La sola sezione introduttiva richiedeva di mappare i percorsi disponibili per evitare continui Game Over. Ci si muoveva nella giungla alla ricerca di oggetti, braccati costantemente dai Vietcong. Non solo, c’erano anche le trappole nascoste nel terreno e il semplice fatto che lo scenario era praticamente tutto uguale. Benché fossero disponibili più soldati, perdere tutte le vite non richiedeva molto tempo e rifare l’intero percorso era quasi una costante.
I più coraggiosi, e pazienti, che superavano il primo livello trovavano altre sezioni meglio realizzate e più divertenti. Come l’esplorazione dei tunnel sotterranei, uno dei primi esperimenti nel campo degli sparatutto in soggettiva. Senza contare che Platoon fosse tra i migliori titoli per C64 sotto il profilo tecnico, soprattutto sul lato delle musiche.
Come tante altre produzioni Ocean, anche questa ottenne un’accogienza piuttosto positiva dalla critica e vendite soddisfacenti. Ma furono in molti a riportarlo indietro, scambiarlo o semplicemente distruggere la cassetta in preda a frustrazione.
Anni dopo si capì, grazie alle console, che la semplice regolazione della difficoltà (e un buon sistema di salvataggio) può fare miracoli. Parafrasando lo slogan del film: “la prima vittima del mercato, è l’innocenza degli sviluppatori”.