La categoria endless runner è nata con gli smartphone? Sbagliato: al massimo è nata questa definizione perché le corse inifinite proseguono sullo schermo da oltre trent’anni. Lo dimostra uno dei tanti successi firmati Atari delle sale giochi anni’80: Road Runner. Ispirato al classico cartone animato della Warner Bros, ci vedeva nei panni dell’omonimo protagonista impegnato in quello che gli riesce meglio: sfuggire a Wile E. Coyote.
Eravamo solo nel 1985 e per giunta su un cabinato arcade, quindi non si poteva pretendere granché in termini di profondità. Dovevamo solo scappare raccogliendo i preziosi semi gialli che davano energia al protagonista, evitando ostacoli come auto e camion che venivano in senso opposto. A variare la formula, c’era la diversa planimetria dei livelli che iniziavano da un semplice rettilineo diventando veri e propri labirinti.
La difficoltà, come sempre per le uscite arcade, si assestava su livelli medio-alti tanto che all’inizio le partite duravano una manciata di secondi. Imparando le meccaniche di base, si poteva andare avanti qualche minuto ma non era mai semplice sfuggire a Wile, al contrario dei cartoni animati. Come sempre per le nuove uscite di quel periodo, la realizzazione copriva i chiari limiti strutturali.
Per l’epoca, la grafica era infatti molto vicina come dettaglio alla serie TV. Oggi si notano i personaggi troppo piccoli e lo scarso numero di colori su schermo ma allora erano dettagli che passavano in secondo piano. L’ottima qualità delle musiche, i campionamenti dalla serie originale, la semplicità del gameplay dominavano tutto il resto. Non a caso, Road Runner divenne subito un successo arrivando in seguito sui computer come Amiga e C64.
Manco a dirlo, le versioni da casa perdevano interesse senza l’enorme cabinato e l’altrettanto ingombrante schermo con altoparlanti personali. Dopo poche partite, si vedeva chiaramente che la struttura di gioco era sottile come l’encefalogramma di Wile E. Coyote. Si trattava di correre e stop, senza variazioni sul tema o sorprese particolari tranne i marchingegni del nostro avversario. Divertenti all’inizio, ma ovviamente monotoni sulla distanza.