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Streets of Rage 2 – Mega Drive

All’inizio degli anni ’90 uno dei primi obiettivi per gli sviluppatori di videogame era avvicinarsi, se non proprio raggiungere, alla qualità visiva dei giochi arcade – a quei tempi punto di riferimento per il mercato. Una vera impresa, viste le limitazioni delle console di allora rispetto a coin-op spesso creati attorno a un solo titolo. Ebbene: in pochi possono dire di esserci riusciti come Sega con Streets of Rage 2 che, oltretutto, non era nemmeno partito dalle sale giochi.

streets-of-rage2-megadrive1Legato alle caratteristiche tradizionali dei picchiaduro a scorrimento, riuscì a stupire l’intero mondo dei videogame grazie a una qualità estetica che fino ad allora si pensava irraggiungibile su Mega Drive. Personaggi enormi, per gli standard di allora, si muovevano in scioltezza su scenari altrettanto grandi e dettagliati con l’accompagnamento di musiche elettroniche degne di uscire su un CD separato. Quest’ultimo aspetto, l’accompagnamento musicale, era già stato un elemento distintivo del primo Streets of Rage, grazie all’abilità del compositore giapponese Yuzo Koshiro.

streets-of-rage2-megadrive2A parte la difficoltà mediamente troppo bassa, ma migliorabile nelle opzioni, era il gameplay ad emergere sopra l’ottima grafica e l’altrettanto ottimo sonoro. Giocato in due, come se fosse un cabinato arcade, toccava vette di coinvolgimento raramente viste su console. Merito della varietà nelle ambientazioni, nei nemici e nei modi in cui si poteva far male al prossimo: pugni, calci, mosse speciali, armi e combinazioni come se piovessero. Magari oggi sembrano limitati in numero ed efficacia, ma nel 1992 avevano il loro grandissimo peso.

Streets of Rage 2 viene ricordato come uno dei migliori picchiaduro a scorrimento mai realizzati, mentre la serie è stata abbandonata dopo soli tre capitoli (l’ultimo poco più che mediocre). La sua vera eredità si trova nei tanti progetti amatoriali, modifiche e giochi gratuiti che ne riprendono lo stile grafico, i personaggi e le atmosfere tipicamente urbane. Ovviamente nessuno ha la pretesa di raggiungere l’originale, ma serve a ricordarci quale segno ha lasciato nella nostra memoria.

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