Tra i giochi meno conosciuti del Super Nintendo, ma più apprezzati dagli intenditori, c’è sicuramente The Firemen. Uscito nel 1994 solo in Europa e Giappone, offriva un’interpretazione originale della categoria sparatutto spostando lo scenario nel mondo dei pompieri. Eravamo nel futuro prossimo di allora (il 2010!) in un palazzo in fiamme ancora pieno di persone da salvare, pericoli e colpi di scena in pieno stile hollywwodiano.
Arrivando da una casa giapponese come Human, il design non poteva che essere simile ai cartoni animati e le atmosfere molto allegre. Nonostante si parlasse di disastri, i dialoghi e le situazioni mostrate a schermo rendevano il gioco più simile a una commedia. Ma era il gameplay ad essere particolarmente azzeccato: inquadrati dall’alto, potevamo esplorare l’ambiente, interagire con i personaggi e così via.
The Firemen era strutturato come un action/adventure moderno che a intervalli regolari offre nuovi colpi di scena per il giocatore. Passaggi ostruiti, persone in pericolo di vita…c’era sempre qualche nuovo impiccio per il duo di eroi improvvisati. La buona risposta ai comandi, insieme al dettaglio grafico notevole, rendevano il gioco anche simpatico da vedere (oltre che da giocare).
Gli unici limiti arrivavano dalla mancanza del multiplayer in cooperativa, il secondo personaggio era guidato dal computer, e da una struttura talvolta monotona. Se c’era una discreta varieta in molte stanze, si trattava sempre di esplorare ambienti chiusi spesso molto simili tra loro. Il fuoco “vivo” rendeva le cose meno prevedibili, ma poteva capitare di perdere la pazienza cercando l’ennesima scala o via d’uscita.
A parte queste lacune, The Firemen rimane una delle cose migliori viste su Super Nintendo nel genere sparatutto proprio perché non era uno shooter classico. In mezzo a decine di astronavi e guerrieri spaziali, un duo di pompieri si fece strada in modo totalmente inatteso. Peccato che il gioco non venne supportato adeguatamente a livello pubblicitario e finì per sparire sia dai negozi che dalla memoria.