Pubblicato per sfruttare il traino cinematografico del terzo Indiana Jones, Tusker rimane il miglior adattamento non ufficiale del celebre archeologo. La britannica System 3 ebbe la bella pensata di sfruttare la popolarità dell’ambientazione adventure per offrire un altro dei suoi titoli basati su enigmi, esplorazione e combattimenti. Solo che stavolta, invece della prospettiva isometrica, c’erano schermate fisse inquadrate lateralmente.
La trama ci vedeva impegnati a trovare il Cimitero degli Elefanti nell’Africa contemporanea (degli anni ’80) e risolvere il mistero dietro la morte improvvisa di nostro padre. In pieno stile System 3, non veniva spiegato quasi nulla di ciò che dovessimo fare, lasciando così ampio spazio a soluzioni e guide dei giornali di allora. Non che Tusker ne avesse particolare bisogno, dato che era molto breve e scarsamente impegnativo.
Lo dimostra un semplice particolare: con tutti gli attacchi e le armi disponibili, bastava trovare i pugnali per avere ragione dei nemici con un solo colpo. Chiaramente si trattava di una svista, dovuta al breve tempo di lavorazione, come lo erano gli oggetti da raccogliere inutili ai fini del gameplay. O la necessità di riempire la nostra borraccia per non morire disidratati, richiesta solo in alcune ambientazioni.
Ma nonostante i chiari problemi di logica e svolgimento, Tusker funzionava piuttosto bene e si presenta ancora oggi in modo più che discreto. Merito dall’atmosfera perfettamente ricreata dalla grafica e dal sonoro, quest’ultimo arricchito da musiche veramente ben fatte (pur in assenza di effetti). Inoltre, buona parte degli enigmi si poteva risolvere semplicemente applicando un pizzico di ragionamento, senza eccessive soste o sperimentazioni.
Tusker ottenne un discreto successo ma resta molto indietro agli altri classici firmati System 3 come popolarità e diffusione tra gli utenti del Commodore 64. La presenza ingombrante di The Last Ninja, simile ma superiore in tutti gli aspetti, aveva messo in ombra questo titolo e la sua brevità lo fece sparire rapidamente dalle scene. Eppure, a distanza di quasi trent’anni, si difende molto bene sul lato tecnico e sa catturare l’attenzione come pochi altri.