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Virtua Racing – Arcade

Dopo aver ridefinito i videogame con successi come After Burner e Out Run, Yu Suzuki e il team AM2 riuscirono a ripetersi perfino in campo 3D. Eravamo nel 1992 e la realtà virtuale, molto più grezza di oggi, andava già di moda grazie a cinema e computer. Sega colse l’occasione per lanciare un gioco di guida che richiamava nel titolo la sigla VR e nel funzionamento la grafica poligonale.

Virtua RacingAnzi: era tutto poligonale e “squadrato” viste le limitazioni esistenti nell’hardware di allora. La scheda Model 1, pur avveniristica per quell’epoca, non poteva gestire texture ed effetti che sarebbero arrivati solo qualche anno più tardi. Il risultato, a livello visivo, era quello di vedere tanti scatoloni muoversi su un circuito ripieno di spigoli. Ma proprio l’aspetto fuori dagli schemi di Virtua Racing aiutò il gioco a distinguersi dalla massa.

La presenza delle telecamere multiple, alcune spesso inutili, rappresentava qualcosa di clamoroso per quegli anni soprattutto affiancato all’ottima fluidità. Se da fermo sembrava una collezione di cubetti, in movimento Virtua Racing era davvero simile alle competizioni reali. Certo: come struttura restava ancorato alle basi della tradizione Sega con i suoi checkpoint e il modello di guida molto semplificato.

Virtua RacingL’importanza di Virtua Racing va ben oltre la qualità reale del gioco, discreto e poco più. Nessuno aveva rischiato così tanto come fece Sega in quel periodo investendo su hardware costoso e usato di rado in sala giochi. Stavolta non c’erano cabinati spettacolari o funzioni inedite nei comandi: tutto doveva arrivare dallo schermo. Il successo e la fama conquistata negli anni seguenti parlano da soli.

Credendo fin troppo nelle proprie risorse, la casa di Sonic realizzò una conversione abbastanza assurda per Mega Drive. Sfruttava una cartuccia costosissima con chip dedicato, ma anche così restava lontana dal coin-op come qualità visiva.

Un’altra prova che Virtua Racing era stato progettato e poteva funzionare solo con il suo hardware. Più di un gioco, era l’anteprima del progresso tecnologico che sarebbe arrivato negli anni successivi.

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