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Everhood 2: Il sequel psichedelico che sfida le convenzioni del retrogaming

Quattro anni dopo l’esordio folgorante, Everhood 2 torna a sorprendere il panorama indie con un seguito che amplifica la follia lisergica del predecessore. Lanciato il 4 marzo 2025 su PC e Nintendo Switch – esattamente quattro anni dopo il primo capitolo – questo rhythm game mascherato da RPG si conferma una delle esperienze più audaci e sperimentali del gaming contemporaneo.

Il ritorno di un cult indie

Sviluppato dal duo Chris Nordgren e Jordi Roca (Foreign Gnomes), Everhood 2 arriva dopo il successo inatteso del primo gioco, capace di superare le seicentomila copie e di conquistare uno status di culto tra gli appassionati di titoli non convenzionali. Per chi ha vissuto l’epoca d’oro delle sperimentazioni alla Earthbound o l’ha riscoperta con Undertale, il ritorno in questo universo è un piccolo evento.

Il primo Everhood si era distinto per la fusione tra gameplay ritmico, estetica psichedelica e riflessioni filosofiche su mortalità e immortalità. La storia seguiva Red, una marionetta di legno alla ricerca del braccio rubato, in un viaggio che diventava una meditazione sul senso della vita eterna e sulla liberazione attraverso la morte.

Un viaggio tra dimensioni e follia sonora

Everhood 2 non è un seguito diretto, ma condivide lo stesso universo narrativo, mettendo in scena una storia inedita. Questa volta non controlliamo una marionetta, bensì un’entità luminosa che si risveglia in un regno misterioso. Dopo un questionario iniziale – tra domande tecniche (“Stai facendo streaming?”) e scherzosamente personali (“Giochi a Fortnite?”) – che determina il colore del personaggio, inizia un’avventura surreale guidata da un corvo celeste di nome Raven.

La premessa è bizzarra quanto intrigante: per sconfiggere la Radice di Ogni Male dobbiamo raccogliere gemme di potere in vari reami e ottenere l’Arma Spirituale battendo il Drago Mentale, manifestazione delle nostre ansie e dei nostri traumi. La struttura è sorprendentemente aperta: si possono visitare in ordine variabile un regno di verdure senzienti in guerra con frutti ribelli, le stanze infinite dell’Hillbert Hotel, o una macchina del tempo che porta su un pianeta alieno in diverse ere della sua civiltà.

Gameplay: quando Guitar Hero incontra il boss rush

Il cuore pulsante resta il combattimento musicale. Le battaglie si svolgono su cinque colonne: bisogna schivare o assorbire colpi che arrivano a ritmo, costruendo combo del medesimo colore per infliggere più danni. La sincronizzazione tra musica e input è così precisa che, in teoria, si potrebbe giocare affidandosi quasi solo all’audio.

Ogni nemico ha una traccia dedicata che ne definisce personalità e pattern d’attacco, trasformando lo scontro in coreografia interattiva. Il sequel introduce inoltre sistemi più “RPG”: punti esperienza dopo ogni battaglia, progressione delle armi e debolezze elementali. Una scelta che ha diviso la fanbase: c’è chi apprezza la maggiore profondità e chi rimpiange l’essenzialità del primo capitolo.

Una colonna sonora da brividi

Con oltre cento brani originali, Everhood 2 conferma che la musica è parte integrante del racconto. La soundtrack spazia tra sottogeneri elettronici – dall’hardcore alla techno fino alla drum and bass – e non rinuncia a citazioni interne alla serie. In un livello ambientato dentro una scheda madre, dove i nemici sono blocchi di codice impazziti, la traccia “glitcha” e va in loop, replicando note e posizioni: un dettaglio che trasforma la musica in puro linguaggio narrativo.

Uno stile visivo che divide

L’estetica miscela pixel art, grafica 3D ed effetti che sembrano usciti da un trip psichedelico. Gli effetti visivi sono più estremi rispetto al primo episodio, tanto da includere avvertenze per chi soffre di epilessia fotosensibile. Non è una scelta gratuita: il caos visivo è parte dell’esperienza, un dispositivo per catapultare il giocatore in una dimensione dove le regole della realtà cedono il passo alla suggestione.

Per i veterani del retrogaming cresciuti con la pixel art degli anni ’90, l’approccio risulterà familiare e insieme sorprendentemente nuovo: un filo invisibile collega Everhood 2 ai grandi sperimentatori del passato – da Earthbound a Moon: Remix RPG Adventure – riletto però con sensibilità indie contemporanea.

Narrazione criptica e filosofia digitale

Se il primo Everhood affrontava immortalità ed eutanasia con inattesa profondità, il sequel sposta il fuoco su tempo, illusione della scelta e superamento dei propri demoni interiori. La narrazione è volutamente caotica: salti dimensionali, dialoghi surreali, lampi di serietà filosofica. Non aspettatevi una progressione lineare: Everhood 2 preferisce porre domande scomode anziché offrire risposte rassicuranti. Il worldbuilding sfida ogni logica tradizionale, ed è proprio questo uno dei suoi tratti più affascinanti.

Longevità e rigiocabilità

La campagna principale dura circa 8-10 ore, ma come già accadeva nel primo episodio c’è molto oltre la prima run. L’editor di battaglie personalizzate promette di estendere la vita del titolo, lasciando alla community la creazione e condivisione di sfide ritmiche su misura.

Per i completisti – nostalgici di speedrun e sfide no-hit da sala giochi – non mancano achievement pensati per mettere alla prova anche i giocatori esperti: eliminare nemici con un singolo attacco, completare scontri senza subire danni e così via.

Accoglienza critica: un sequel divisivo

Al lancio, Everhood 2 ha raccolto consensi meno unanimi rispetto al predecessore. Le principali critiche fanno riferimento all’inserimento di elementi RPG percepiti da alcuni come superflui, a una narrazione ancora più criptica e a una durata che qualcuno giudica eccessiva.

La ripetitività di alcuni incontri casuali – tipica degli RPG vecchia scuola – può pesare quando si affrontano più volte di fila gli stessi nemici con la stessa traccia. Anche gli upgrade di equipaggiamento e livello non sempre incidono in modo percepibile sul combattimento, dando l’impressione di sistemi più cosmetici che sostanziali. Dall’altra parte, i fan più devoti apprezzano l’audacia con cui Foreign Gnomes continua a rifiutare le convenzioni, definendo il gioco uno “sfogo creativo” che mira a stupire e spiazzare.

Vale la pena giocare Everhood 2?

Se amate i grandi esperimenti del retrogaming – quando team piccoli osavano sfidare le regole – Everhood 2 merita attenzione. Non è per tutti: richiede apertura mentale, tolleranza per la sperimentazione narrativa e un forte amore per i rhythm game impegnativi.

Chi ha apprezzato Undertale, Deltarune o Omori troverà qui una declinazione interessante del genere. Il gioco premia chi non cerca scorciatoie, chi ama l’elettronica sperimentale e chi non teme di essere messo a disagio da scelte estetiche e narrative radicali. Per chi si avvicina per la prima volta alla serie, iniziare dal primo Everhood può aiutare a cogliere le basi dell’universo, ma i due racconti sono comunque indipendenti.

Considerazioni finali: un trip interattivo

Everhood 2 dimostra che nel 2025 c’è ancora spazio per il vero retrogaming sperimentale: non la semplice ripetizione di formule passate, ma lo spirito di innovazione che le ha rese memorabili. Non cercate la comodità dei blockbuster o la linearità rassicurante: qui tutto è volutamente scomodo, bizzarro, a tratti indecifrabile. È proprio per questo che l’esperienza resta impressa, proseguendo la tradizione degli esperimenti videoludici che hanno segnato la storia del medium.

Voto finale: 7.5/10 – Un sequel coraggioso che amplifica pregi e difetti del suo predecessore: consigliato ai veri amanti degli indie sperimentali, sconsigliato a chi cerca esperienze più convenzionali.

Disponibile su: PC (Steam), Nintendo Switch
Prezzo: €19,99
Sviluppatore: Foreign Gnomes (Chris Nordgren, Jordi Roca)
Data di uscita: 4 marzo 2025
PEGI: 7
Lingua: Inglese

I commenti del pubblico

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