Barbarian II poteva essere un capolavoro, ma alcuni difetti enormi lo resero solo un altro buon titolo limitato dai suoi stessi problemi tecnici. Uscito sull’onda del successo di Conan al cinema, e ovviamente del primo Barbarian, spostava l’attenzione dai combattimenti in arena verso dinamiche più simili agli action-adventure. Un’idea molto originale nel 1988 che però dovette passare in secondo piano rispetto a un unico enorme limite: i comandi.
Dovendo concentrare attacco e movimento su un joystick a un solo pulsante (a meno che si volesse usare anche la tastiera) i programmtori pensarono di usare il tasto “fire” come modificatore. In pratica, combinando i movimenti della levetta alla pressione del pulsante, si passava dagli spostamenti del personaggi ai colpi con spada, calci e così via. Una buona idea sulla carta, diventata pessima una volta trasferita su schermo.
A causa della velocità richiesta dai combattimenti, era facile confondersi ed eseguire le mosse sbagliate al momento sbagliato, subendo una raffica di colpi solo per colpa dei controlli. Ciò rese Barbarian II quasi ingiocabile all’inizio anche se, con parecchia pratica, si riusciva a fare ordine nei vari comandi. In pochi ebbero la pazienza di stare ore sul gioco solo per questo, tanto più che rispetto al primo capitolo era esclusivamente single-player.
Chiusa la questione dei comandi, del titolo firmato Palace si può solo parlare molto bene. Ancora oggi, lo stile grafico si difende discretamente e le animazioni si fanno notare per il loro realismo, senza contare la varietà di nemici e mosse. Per l’epoca, era davvero rivoluzionario anche in aspetti come il tasso di violenza e l’humour nero, non a caso venne criticato dalla stampa di allora, abituata solo ai videogame per bambini.
Ma è inutile parlare di Barbarian II senza citare la modella in copertina, Maria Whittaker, famosa per le foto in topless su varie riviste dell’epoca. La sua immagine seminuda venne usata per tutte le pubblicità del gioco, come già avvenuto per il primo Barbarian. E ancora una volta fece vendere parecchie copie grazie alla sua presenza, diventata uno dei luoghi comuni dei videogame anni ’80.