Nel momento di massima popolarità di Michael Jackson, a fine anni ’80, Sega riuscì ad assicurarsi la collaborazione del celebre cantante per promuovere la sua console Mega Drive e diventare perfino protagonista di un gioco. Era la fine degli anni ’80 e la stella di “Jacko” splendeva ancora alta nel firmamento dello showbiz, poco prima che venisse affossata da scandali e cause legali.
Moonwalker riprendeva l’omonimo, pessimo, film e vedeva Michael Jackson impegnato a salvare dei bambini dalle grinfie del criminale Mr.Big, esplorando livelli che erano ispirati ai suoi video più famosi. Si partiva dal bar stile anni ’30 di Smooth Criminal arrivando inevitabilmente al cimitero di Thriller con l’accompagnamento di musiche riprese dai maggiori successi dello stesso artista.
L’idea in sé non era nemmeno da buttare, non fosse che il gioco risultava come il classico platform game su licenza messo insieme solo per far soldi. A parte le ottime musiche, ripetute però alla nausea, c’era poco o nulla che separasse questo titolo dalle decine di concorrenti già sul mercato. Si trattava di aprire porte, abbattere qualche nemico e quindi uscire dal livello, ballando di tanto in tanto.
Esatto: la mossa speciale che separava Moonwalker da altri giochi simili era il ballo di gruppo, con i nemici che venivano “obbligati” a seguire il protagonista nell’esibizione. Era questo l’unico elemento di spicco in un titolo corto, facile e senza alcuna novità degna di nota. Ma eravamo in un’epoca dove Michael Jackson era amato da tutti, e questo fu sufficiente a fare di Moonwalker un discreto successo.
Visto con gli occhi di oggi sembra quasi una barzelletta sull’ormai scomparso cantante: date le accuse di pedofilia il fatto che si dovessero recuperare dei bambini suona perlomeno strano. Inutile dire che negli anni successivi Sega si guardò bene dallo stringere altri accordi con lo stesso Jackson, una volta che la sua fama era svanita. E infatti Moonwalker rimase un’eccezione alla regola, che vede musica e videogame trovarsi di rado.