Un’opera inestimabile
Uscito in Europa nel 2000 per la sfortunata quanto gloriosa consolle Sega Dreamcast, Shenmue è un progetto tanto ambizioso da rischiare di distruggere il suo stesso autore. Ci troviamo infatti di fronte a un prodotto che non si limita a raccontare una storia complessa, fatta di violenza, disperazione e vendetta, ma a uno dei primi e meglio riusciti tentativi di generare il più credibile e interattivo possibile.
La caratteristica straordinaria di Shenmue è infatti il suo mondo di gioco, ci troviamo di fronte a una realtà con un clima che cambia in base alle previsioni reali del periodo di ambientazione del gioco, ogni personaggio poi ha una suo ciclo vitale e una serie infinita di possibilità interattive. La storia stessa prosegue interagendo con questo mondo così grande e dinamico da sembrare reale nelle sue reazioni e nel continuo vivere dei vari npc.
Il gioco fece gridare al miracolo ai tempi della sua uscita e resta anche oggi un’esperienza assolutamente unica, tanto da aver generato clamore proprio per l’annuncio di una imminente remaster dei primi due episodi.
Un’opera d’arte difficile da catalogare
Le critiche più forti mosse nei confronti del titolo sono legate al suo ritmo. Il gioco ci vedrà infatti dialogare, combattere e interagire nei modi più svariati con il mondo che ci circonda. Questa scelta stilistica che ci vede vivere intere giornate, seguire il ritmo dell’esistenza degli npc che convivono con noi, porta necessariamente il gioco a una lentezza, a volte esasperante nel progredire della storia e nello svolgimento di semplici passi verso la conclusione.
Che sia un pregio o un difetto sta al giocatore deciderlo, di sicuro, affrontare Shenmue non è sarà un’esperienza comune e niente che possiate trovare in altri giochi di questo genere.
Un titolo in grado di entrare nell’olimpo dei videogiochi e di dar vita a una community di appassionati praticamente eterna.