Prima che il fenomeno GTA arrivasse a stravolgere definitivamente i videogame, altri giochi avevano tentato di unire i generi action e racing con risultati altalentanti. Tra le migliori idee, applicate peggio, ricordiamo Outlander della Mindscape che uscì sulle due principali console a 16 bit del periodo. La versione per Super Nintendo differiva per l’uso di una visuale in terza persona nell’auto, ma il gameplay restava sostanzialmente invariato.
Il gioco si ispirava chiaramente alla serie Mad Max, quella originale con Mel Gibson, e in particolare al secondo episodio che è anche il migliore dei tre. A bordo della nostra muscle car supertruccata, dovevamo esplorare zone devastate e abitate quasi unicamente da criminali alla ricerca di carburante e armi.
Nella fase di guida, si poteva combattere sparando persino dai finestrini, attraverso mini inquadrature che partivano quando eravamo affiancati da qualcuno. Una volta scesi dall’auto, si passava alla tipica inquadratura laterale con relativa sgroppata fino al termine del livello.
Nessuna delle due fasi era granché da giocare per colpa degli evidenti problemi tecnici, in parte legati ai limiti dell’hardware e in parte a quelli degli sviluppatori. Outlander era troppo scattoso e lento nelle fasi di guida e troppo frustrante in quelle d’azione per via dei comandi spesso in ritardo. Inoltre, la difficoltà generale era posizionata troppo in alto già nelle fasi iniziali, scoraggiando i volonterosi che andavano oltre la grafica bruttina.
Eppure, a livello di concept e per il 1993 risultava molto avanti rispetto alla concorrenza iniziando dalla grande libertà d’azione: in qualsiasi momento potevamo fermare l’auto, scendere ed esplorare a piedi i dintorni. Anche il dettaglio grafico era sopra la media, peccato che le animazioni fossero molto limitate e l’aspetto generale troppo grezzo. Non faceva meglio il sonoro, con qualche motivetto ripetuto alla nausea ed effetti appena decenti.
Visto oggi è imbarazzante, ma sorprende per alcune buone idee come le inquadrature multiple in auto. Peccato che non ci fosse il talento, o la potenza hardware necessaria, per applicarle nel modo giusto.