Batman: The Movie fu il primo vero evento multimediale nella storia dei videogame, come impatto sul pubblico e collegamenti tra cinema, giochi, televisione e chi più ne ha più ne metta. A cavallo tra il 1989 e il 1990, era impossibile non sentire parlare del film con Michael Keaton nei panni dell’uomo pipistrello e lo stesso valeva per gli adattamenti sui computer di allora.
La versione per Commodore 64, oltretutto, resta uno dei rari casi in cui il marchio inglese Ocean realizzò un titolo degno del nome che portava in copertina. Nonostante gli investimenti pubblicitari e nella licenza ufficiale del film, il gioco era ottimo sia nella realizzazione che a livello di gameplay peccando solo nell’eccessiva brevità. In un paio d’ore si poteva completare tranquillamente, ma la voglia di ricominciare era comunque parecchia.
Merito della grafica, per i tempi estremamente curata, e del sonoro grazie a musiche eccellenti come varietà e fedeltà verso il personaggio. Ma era lo stile, a partire dalle schermate di caricamento, a far emergere Batman: The Movie sopra i concorrenti. Uno stile unico a partire dalla struttura di gioco che univa platform, puzzle e racing puntando sui tanti gadget e veicoli in possesso del protagonista.
Si partiva dal classico livello a piattaforme inquadrato lateralmente, per salire sulla Batmobile e quindi sull’aereo Batwing in scenari che ripercorrevano le fasi salienti della pellicola. Grazie ai comandi intuitivi e alla grafica sempre interessante, era difficile staccarsi dallo schermo una volta indossato il costume di Batman. Quest’ultimo risultava estremamente rigido nei movimenti, forse come richiamo alla mobilità precaria dello stesso Michael Keaton.
Grazie all’imponente campagna di marketing, abbastanza rara per quei tempi, Batman: The Movie fu un successo clamoroso su tutti i formati dell’epoca. Con questo titolo, Ocean aveva dimostrato cosa si poteva fare con una licenza famosa e un team di sviluppo molto abile, aprendo la strada alle pubblicità dei giorni nostri. La differenza è che allora, dietro gli slogan, c’era anche un ottimo gioco.