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Uscito nel 1980, Berzerk non ha niente a che vedere con Gatsu, ci vede invece vestire i panni di un verde umanoide impegnato a farsi strada a suon di proiettili per una serie di labirinti popolati da creature presumibilmente robotiche.
I nostri avversari ci braccheranno per la mappa di gioco gridando “humanoid“e altre frasi attraverso un per l’epoca rivoluzionario sintetizzatore vocale.
A complicare le cose ci si mette Evil 8, una inquietante faccina sorridente che ci darà la caccia violando tutte le regole del gioco, bucando i muri e accelerando man mano che eliminiamo robot nemici.
Berzerk è uno sparatutto degli albori, frenetico e divertente.
Un pezzo da novanta dei classici arcade che ancora oggi riesce a divertire, ovviamente valutandone l’età e approcciandolo con il giusto gusto per il retrogaming.
Nonostante la struttura spartana, gli sprite interi e monocromatici, il mondo di gioco realizzato da barrette che dividono gli scenari i stile Pac-Man, Berzerk riesce comunque a convincere e appassionare facendoci colmare con la fantasia le sue mancanze.
Gameplay allo stato puro
Ancora una vola torna l’idea di un gameplay purissimo, tipica degli arcade degli albori.
Berzerk si presta infatti ad essere giocato senza connettere la mente, lasciandosi andare alla caccia furiosa e alle schivate dei proiettili che gli androidi ci sparano contro.
Un titolo storico che merita di essere riscoperto.
Un prodotto da inquadrare all’interno della sua epoca che non regge naturalmente il confronto con i vari Contra o con qualsiasi altro suo successore, ma comunque un titolo capace di innovare, di lanciare una formula differente per gli arcade del tempo e divertire con le sue meccaniche shooter.
Nota di merito va ad Evil Otto, una sorta di bug del sistema che ci darà del filo da torcere e che, ancora oggi molti videogiocatori ricordano con nostalgia e un pizzico d’odio.